
Il velivolo è attualmente solo un dimostratore tecnologico, ma è un passo importantissimo per la realizzazione di un veicolo di rientro. “E una sfida nuova per noi europei. Finora non avevamo sviluppato la capacità di realizzare navicelle in grado di rientrare dallo spazio” ha infatti ribadito Giorgio Tumino, program manager di Ixv.

Lo confermano le parole di Roberto Battiston, il presidente dell’Agenzia Spaziale Europea: “È la prima volta nella storia che un velivolo europeo effettua un rientro controllato e manovrato nell’atmosfera terrestre: IXV rappresenta un passo fondamentale per il futuro del trasporto spaziale e una conquista, sia per l’Italia sia per l’Esa. Con la missione Ixv si avvia lo sviluppo di futuri veicoli di rientro riutilizzabili , destinati al volo orbitale e suborbitale, che vede l’Italia al primo posto in Europa grazie ai contributi del sistema della ricerca, con il Cira a Capua, e dell’industria nazionale, con Thales Alenia Space Italia a Torino, città nella quale dal centro di controllo di Altec seguirà l’andamento della missione”.
Con i dati raccolti sarà infatti possibile studiare e produrre sistemi di rientro riutilizzabili efficienti che consentiranno di svolgere svariate e preziose attività come ad esempio il recupero di detriti oppure il trasporto di rifornimenti e astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale.
Per quanto concerne il nostro Paese, in particolare, vediamo dunque la ditta Thales Alenia Space- Italia, impegnata nel ruolo di prime contractor e system design authority, alla guida di oltre 40 aziende europee. L’Agenzia spaziale italiana che, oltre ad aver seguito dal suo centro Altec di Torino tutta la missione di Ixv, ha partecipato in collaborazione con il Centro Italiano Ricerche Aerospaziali a diverse fasi di sperimentazioni (tra cui quella aerodinamica, termofluidodinamica, e di controllo del volo). Il Cira ha anche guidato il drop and recovery system test.
Cesare Dragandana