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Serie A, Milan troppo piccolo per questa Juventus. Ma ci sono segnali positivi

by Renato Montagnolo
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Torino, 9 feb – Il girone di ritorno inizia ad entrare nel vivo. Nella giornata di sabato si è giocato Juventus-Milan, una sfida che mantiene un sapore particolare, 160esimo incontro nella massima serie tra i due club. Nelle ultime tre partite disputate a Torino tra le due squadre, i bianconeri hanno ottenuto tre vittorie, con una media di due gol segnati a gara.

Il Milan, nonostante l’assenza per squalifica di Destro, si presenta a questa sfida con due neo-acquisti titolari dal primo minuto e con Muntari capitano. Se alla presenza in campo del ghanese, celebre autore del gol-nogol nella partita tra le due squadre durante il primo campionato di Antonio Conte alla Juventus, si aggiungono quelle di Poli ed Essien si capisce perché qualche giorno fa abbiamo bocciato categoricamente il mercato del Milan: zero rinforzi nel reparto che più aveva bisogno di qualità. Basta guardare i dati statistici che riguardano i centrocampisti delle due squadre: i tre del Milan effettuano pochissimi passaggi in avanti, prendendosi pochi rischi, giocando prevalentemente in orizzontale e sbagliando molto quando provano giocate verticali; i centrocampisti della Juventus, invece, alternano con efficacia soluzioni orizzontali a soluzioni verticali, permettendo maggior incisività alla manovra offensiva della propria squadra. Si può spiegare anche così il dato dei tiri verso la porta avversaria, sei per il Milan (solo due in porta), quattordici per la Juventus (con otto tiri in porta). E questo nonostante le percentuali di possesso palla tra le due squadre siano più o meno equivalenti.

Nonostante la scarsa qualità della propria squadra, Inzaghi prova a dare una scossa all’ambiente e ai suoi ragazzi chiedendo un atteggiamento più aggressivo. Il Milan si schiera con il 4-3-3, sistema di gioco prevalentemente utilizzato durante il campionato, ma con l’obiettivo di contrastare la fase di possesso palla juventina sin dalle prime battute, attraverso un forte pressing ultraoffensivo. Altra caratteristica del sistema di gioco dei rossoneri è relativa alle posizioni di Menez e Honda, con il giapponese più centrale – suo il compito di contrastare le maggiori fonti di gioco della Juventus (Pirlo in primis) – e il francese più spostato a sinistra. Menez, però, non gioca come esterno puro e quindi la fascia sinistra viene spesso occupata da Antonelli e/o Muntari.

La Juventus, invece, schiera il suo classico 4-3-1-2, con Morata e Tevez molto vicini tra loro.

I bianconeri partono subito forte creando grosse difficoltà al Milan che, in fase di impostazione, perde velocemente il possesso palla: i primi minuti vedono un netto predominio juventino.

Al quinto minuto di gioco, però, il Milan sembra far capire qual’è l’atteggiamento chiesto alla sua squadra da Inzaghi. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo bianconero, il pallone torna a Buffon a seguito di un tentativo di contropiede dei rossoneri: il Milan alza velocemente il suo baricentro, tenendo corti i reparti e forzando la giocata della Juventus.

Pressing ultraoffensivo del Milan con occupazione metà campo avversaria

Pressing ultraoffensivo del Milan con occupazione metà campo avversaria

Linea difensiva alta: il pallone giocato in profondità da Pirlo sarà raccolto da Diego Lopez, portiere molto bravo nel coprire lo spazio dietro l'ultima linea di difesa

Linea difensiva alta: il pallone giocato in profondità da Pirlo sarà raccolto da Diego Lopez

Questa soluzione tattica in fase di non possesso del Milan viene agevolata dalle caratteristiche di Diego Lopez, portiere molto bravo nel coprire lo spazio dietro l’ultima linea di difesa.

Diego Lopez molto alto sugli sviluppi di un calcio d'angolo del Milan: su rinvio di Buffon per Tevez arriverà sul pallone prima di tutti

Diego Lopez molto alto sugli sviluppi di un calcio d’angolo del Milan: su rinvio di Buffon per Tevez arriverà sul pallone prima di tutti

Adottando queste soluzioni, dopo un inizio aggressivo della Juventus, il Milan riesce ad uscire fuori e a mettere in difficoltà la Juventus. Ed anche le strategie della fase di possesso sono legate all’atteggiamento difensivo: consapevole delle proprie carenze nel palleggio e nella costruzione bassa, il Milan predilige la giocata lunga di Diego Lopez: la squadra accorcia gli spazi e può, in questo modo, recuperare palla in zona più offensiva, dove può sfruttare le qualità maggiori dei suoi uomini d’attacco.

Nel miglior momento del Milan, che dura una decina di minuti, arriva il gol della Juventus: la grande aggressività in fase di non possesso porta la squadra ad essere male organizzata su un fallo laterale bianconero. Da questa rimessa nascerà il gol, a dimostrazione del periodo poco fortunato dei rossoneri.

Antonelli fuori posizione e senza marcatura di un avversario: Paletta e Alex sono costretti a decentrarsi troppo sul lato sinistro, mentre Zaccardo rimane lontano e non copre lo spazio interno. Ne approfitterà Tevez attraverso uno scambio veloce con il compagno d'attacco Morata

Antonelli fuori posizione e senza marcatura di un avversario

: Paletta e Alex sono costretti a decentrarsi troppo sul lato sinistro, mentre Zaccardo rimane lontano e non copre lo spazio interno. Ne approfitterà Tevez attraverso uno scambio veloce con il compagno d'attacco Morata

Paletta e Alex sono costretti a decentrarsi troppo sul lato sinistro, mentre Zaccardo rimane lontano e non copre lo spazio interno.
Ne approfitterà Tevez attraverso uno scambio veloce e ravvicinato con il compagno d’attacco Morata

Dopo il gol della Juventus, il Milan perde tante certezze e lascia nuovamente il pallino del gioco agli avversari: calo psicologico evidente figlio di un periodo negativo. Si riaffaccia dalle parti di Buffon grazie ad un banale errore di Chiellini, che regala un calcio d’angolo dopo retropassaggio sbagliato verso il proprio portiere.

Intorno al 25esimo del primo tempo la squadra di Inzaghi torna a creare grattacapi alla Juventus, grazie ad un possesso palla veloce (anche se fatto di troppi passaggi in orizzontale), alla superiorità numerica sulle fasce garantita da esterno d’attacco e terzino ma soprattutto al pressing aggressivo attuato in fase di non possesso. Da un calcio d’angolo ottenuto in questo periodo di leggera supremazia nascerà il pari del Milan: Antonelli bravissimo a prendere il tempo a Vidal.

La differenza tra lo stato psicologico delle due squadre risulta chiara subito dopo il pareggio rossonero. La Juventus riparte da grande squadra con sicurezza e tranquillità, rendendosi subito pericolosa con una bellissima azione fatta di interscambi posizionali, passaggi corti e veloci, movimenti tra le linee – tipo di azione che verrà ripetuta anche in seguito.

Posizione di partenza dell'azione: 2-5-3, con i due centrali di difesa bassi in impostazione e i due terzini all'altezza dei tre centrocampisti

Posizionamento a inizio azione: 2-5-3, con i due centrali di difesa bassi in impostazione e i due terzini all’altezza dei tre centrocampisti

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Pogba allarga su Padoin, Marchisio si alza sull’esterno destro per dare una soluzione in profondità ampia al compagno, Tevez si muove incontro nello spazio lasciato libero da Marchisio, Vidal si alza vicino Morata

Movimento di Pogba tra le linee

Movimento di Pogba tra le linee

Scambi veloci nello stretto che liberano Morata in fuorigioco di pochi centimetri

Scambi veloci nello stretto che liberano Morata in fuorigioco di pochi centimetri

Ciò che fa veramente la differenza, però, è la qualità degli interpreti delle due squadre: al 30esimo Muntari prova un dribbling dentro l’area rossonera, Marchisio gli ruba palla e tira in porta a colpo sicuro, trovando l’opposizione di uno straordinario Diego Lopez. Sul successivo calcio d’angolo, dopo un paio di rimpalli, Bonucci deposita la palla in porta: la Juventus si riporta in vantaggio, il pareggio del Milan è durato un nulla.

Nel finale di primo tempo, la Juventus mantiene la supremazia in campo, con un buon possesso palla che diventa molto veloce quando i bianconeri occupano con tutti gli effettivi la metà campo avversaria. Mentre la squadra di Allegri riesce a giocare con rapidità, anche attraverso passaggi verticali e scambi ravvicinati tra gli attaccanti, quando il Milan riparte non riesce mai a trovare il passaggio giusto in avanti e deve affidarsi a tiri dalla distanza o ai calci piazzati.

Nel secondo tempo il Milan parte forte, con lo stesso atteggiamento di inizio gara: riesce ad impensierire Buffon e soprattutto non concede la possibilità di giocare con tranquillità alla Juventus. Nei primi venti minuti della ripresa la Juventus non riesce ad imporre il proprio gioco e sarà il Milan a rendersi più pericoloso arrivando tre volte al cross da fondo campo e riuscendo a creare anche un pericolo su palla filtrante per vie centrali (come abbiamo più volte detto, una rarità per i rossoneri). A seguito di un recupero palla alto ai danni di Marchisio, Antonelli serve un’occasione ghiotta a Pazzini che sbaglia a tu per tu con Buffon. Poi, al 64esimo, Morata segna il 3-1 e chiude la partita. La Juventus non concede più nulla e la squadra di Inzaghi non riesce a reagire.

Per concludere, la Juventus dimostra grande carattere e tante certezze: non perde mai la calma, cerca sempre di imporre il proprio gioco, sa sfruttare le occasioni, si difende in modo molto solido. Sarà presto per fare previsioni, ma questa squadra dà l’idea di poter far strada anche in Europa, soprattutto se Morata, al settimo gol stagionale, saprà trovare ancora maggiore continuità. Il Milan, invece, conferma il periodo negativo soprattutto dal punto di vista psicologico, ma cambia dal punto di vista tattico, soprattutto nella fase di non possesso: difesa più alta, pressing portato in zone più avanzate con l’obiettivo di impedire giocare semplici agli avversari e di ritentare la riconquista nella metà campo avversaria. Il Milan, ormai, ha minimi obiettivi di classifica: questo finale di stagione, comunque, potrebbe essere importante per lavorare con maggiore serenità, senza messaggi altisonanti fuori da ogni logica e con la volontà di costruire una base tattica su cui lavorare anno prossimo. Questi mesi che precedono la fine del campionato, insomma, dovrebbero servire al Milan per tornare a progettare a lungo termine. Come spesso fatto in passato. Come fatto dalla Juventus nel peggior momento della sua storia.

Renato Montagnolo

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