
Pronti, via e in nove minuti confermiamo una serie di luoghi comuni sull’italiano medio: disordinati, indisciplinati, fuori dagli schemi. Gli irlandesi, per la prima volta all’Olimpico dopo il ritiro di Brian O’Driscoll, eseguono a memoria il compitino senza strafare, più per i dubbi relativi alle assenze che per il gioco del nostro XV. Gli ospiti seguono la regia magistrale del mediano di mischia Conor Murray, eletto alla fine Man of the match, e si aggrappano alla leggenda vivente Paul O’Connell, uno per il quale il tempo sembra essersi fermato e che sta al gioco di mischia come Napoleone alla tattica militare.

Con l’uomo in più Murray preme sull’acceleratore e uccide la partita, portando i suoi a capitalizzare tutto il possibile fino al 26-3 finale. Nelle ultime fasi di gioco gli azzurri hanno una reazione, orgogliosa ma poco lucida. Allan, subentrato a metà ripresa, offre una cabina di regia migliore rispetto ad Haimona, spostato nel ruolo di centro: proprio loro costruiscono l’azione della meta azzurra, non convalidata dal Tmo per un impercettibile tocco di mano di Parisse, invisibile a occhio nudo. Nel rugby funziona così, nessuno regala niente, e ora ci attende il catino di Twickenham e un’Inghilterra galvanizzata dal successo in Galles. Serviranno cospicue scorte di birra.
Francesco Pezzuto