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Tommaso Baldanzi, ovvero i talenti italiani ci sono. Ma devono giocare

by Marco Battistini
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Roma, 4 feb – Per quanto un gol possa essere memorabile, a volte una singola marcatura può risultare del tutto casuale. Basta – si fa per dire – essere nel posto giusto al momento propizio. Non è questo il caso però di Tommaso Baldanzi, giovane talento in bella mostra nella sempre florida vetrina dell’Empoli. Una decina di giorni fa infatti il classe 2003 nativo di Poggibonsi ha deliziato San Siro con una rete di pregevole fattura.

Tommaso Baldanzi? “Un futuro bellissimo”

Intervistato dalla rosea nelle ore successive alla vittoria toscana in casa dell’Inter, Paolo Zanetti – tecnico degli azzurri – si è sbilanciato: “Ha un talento innato, e davanti a sé un futuro bellissimo”. A testa alta nella propria trequarti. Conduzione al galoppo, appoggio al compagno e intelligente contromovimento per crearsi un’ampia zona luce proprio al limite dell’area avversaria. Sbracciata, sintomo di personalità, a reclamare il pallone e sfera di cuoio nel sacco alle spalle di Onana.

Presentarsi alla scala del calcio a neanche vent’anni – e sole dieci apparizioni in Serie A nel curriculum – con una simile giocata è cosa da predestinati. Anche perché quell’esultanza così spensierata, a braccia aperta e “linguaccia” d’ordinanza, ci ha ricordato, nel medesimo stadio, un Del Piero d’annata. Chissà che la visione locchiana della sfericità temporale – un continuo ritorno ma sempre diverso – applicata all’arte pedatoria non abbia proprio ragioni da vendere.

Empoli, esempio virtuoso

Brevilineo, rapido e tecnico, questo fantasista tascabile nella prima metà di stagione ci ha già fatto capire quali sono i colpi del suo repertorio. Visione di gioco e qualità balistiche: vedere, in tal senso, anche il missile agostano con il quale ha punito il Verona al Castellani. Ma non solo, perché nelle altre due marcature stagionali ha trafitto il Sassuolo con un colpo da biliardo e bollato a Udine da vero opportunista. Quattro reti, otto punti.

Insomma il ragazzo cresce, e pure bene. Così come insieme a lui maturano i giovani compagni di squadra. Stiamo parlando del più “esperto” Fabiano Parisi (2000), terzino di spinta e già in odor di nazionale: partito nel 2018 dalla Serie D il suo nome circola da tempo sui taccuini delle grandi. E di Jacopo Fazzini. Centrocampista di professione, coetaneo di Baldanzi, ha ultimamente scalato qualche posizione nelle gerarchie di Zanetti.

Nel resto d’Italia?

Mentre l’esterofilia sta soffocando le nostre verdi avanguardie, Empoli sembra davvero un’oasi nel deserto. Nel resto d’Italia effettivamente la situazione si fa sempre più preoccupante. C’è il diciannovenne Scalvini, titolare fisso nell’Atalanta in piena corsa per un posto in Champions, è vero. Ci sono Miretti e Fagioli che stanno trovando il loro spazio nella Juventus. Colombo, scuola Milan classe 2002, ormai punto fermo del buon Lecce visto finora. E poi? Tante belle speranze utilizzate – chi più, chi meno – con il contagocce. Dai veronesi Coppola (causa infortunio) e Terracciano ai romanisti Bove e Volpato. E per lo meno queste compagini, a differenza di tante altre qui non menzionate, stanno provando a lanciare qualche giovanissimo.

Per Roberto Mancini nel Belpaese avremmo almeno “4 o 5 giocatori con qualità e livello di Bellingham”. La differenza, sempre secondo il selezionatore azzurro, starebbe nel fatto che all’estero ai calciatori come il precoce talento d’oltremanica vengono dati subito spazio e fiducia. Non è la prima volta che il cittì suona l’allarme: risulta davvero difficile dargli torto…

Marco Battistini

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