Roma, 5 mar – Cambia il decreto legislativo di recepimento della direttiva europea che riguardava, fra le altre cose, mutui e abitazioni. Se in prima battuta, infatti, la banca poteva far scattare la morosità ed avviare il pignoramento dell’immobile dopo sole 7 rate non pagate, ora la scadenza viene prolungata. Anche se l’impressione è che, nella sostanza, non cambi proprio nulla.
“E’ considerato inadempimento la morosità di almeno 18 rate. In caso di inadempimento la casa può essere messa in vendita solo con uno specifico atto di disposizione dell’immobile da parte del consumatore. La scelta delle 18 rate è stata fatta in base alla normativa già esistente, che prevede appunto la possibilità di sospendere per 18 mesi il pagamento delle rate sul mutuo prima casa”, spiega il deputato Pd Giovanni Sanga. Ed ecco la prima novità: non più 7 mesi ma 18. La seconda è che non si dovrà trattare di un semplice ritardo nel pagamento bensì di un mancato pagamento vero e proprio. La clausola, inoltre, dovrà essere facoltativa e a discrezione dei contraenti, anche se è difficile immaginare che l’istituto non decida di porla come condizione.
L’elemento destinato a far più discutere, tuttavia, riguarda le modalità di pignoramento della casa. Non si passerà più infatti tramite una procedura giudiziale: il trasferimento dell’immobile dal contraente moroso alla banca avverrà quasi in automatico, senza che si debba aspettare il responso di un tribunale. La misura è presentata come di tutela del mutuatario, il quale però non potrà più avvalersi di un soggetto terzo e indipendente di fronte al quale confrontarsi, ma al contrario a vigilare sulle operazioni e le procedure sarà Banca d’Italia. E se vigilerà come ha fatto nei casi di Banca Etruria, passando per Banca Marche e arrivando ai più recenti casi di Veneto Banca e Popolare di Vicenza..
Filippo Burla