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USA-Russia: la nuova Guerra Fredda

by Paolo Mauri
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La-guerra-fredda-e-sempre-piu-calda_h_partbRoma, 19 set – I rapporti diplomatici tra gli Stati Uniti e la Russia non sono mai stati così “gelidi” dalla fine delle Guerra Fredda, ma la questione ucraina e quella siriana sono solo alcuni degli ultimi fattori, e nemmeno i più importanti, che hanno causato il raffreddamento dei rapporti tra le due superpotenze mondiali.
Il motivo della crisi ha un nome ed un cognome: scudo antimissile.
Il progetto, il cui studio di fattibilità cominciò negli anni ’80 con le famose “Guerre Stellari”, prevede il dispiegamento in alcuni paesi ex satelliti dell’Unione Sovietica (Polonia, Repubblica Ceca, Romania) oltre che in altri che da sempre sono stati nell’orbita della NATO (Turchia e Giappone) di una rete di avvistamento radar precoce e di diversi sistemi antimissile (ABM) con lo scopo originario di difendere l’Europa Occidentale (e alcune regioni dell’Estremo Oriente) dalla possibilità di un attacco con missili balistici da parte di Iran o Corea del Nord.
Nel gennaio 2007 infatti il governo americano, unilateralmente e al di fuori della rete decisionale della NATO, propose a Polonia e Repubblica Ceca il dispiegamento di un sistema di difesa missilistico e di un radar di scoperta a lungo raggio, mettendo sostanzialmente in imbarazzo la diplomazia europea davanti alla ferma opposizione immediatamente sollevata dalla Russia.
La posizione assunta nel marzo 2007 dal Cancelliere tedesco Merkel è abbastanza rappresentativa del clima che si respirava ai vertici dei governi europei: chiese infatti che la questione fosse affrontata in un negoziato USA – Russia, “meglio se in una cornice NATO”.
La stessa NATO, per voce dell’allora segretario generale Jaap de Hoop Scheffer, dichiarava che il rischio di attacchi missilistici da parte iraniana o nordcoreana era reale ma che comunque lo scudo americano avrebbe potuto inserirsi in un progetto NATO per un sistema di difesa antimissili di teatro (ALTBMD), che vedeva anche la cooperazione, iniziata nel 2002, con la stessa Russia.
L’ALTBMD (Active Layered Theatre Ballistic Missile Defence) prevede l’impiego di diversi sistemi di difesa antimissile a bassa e alta quota per l’intercettazione dei missili in fase di lancio (attraverso UAV e laser aviotrasportati), o in fase intermedia (tramite il sistema THAAD di produzione americana), e finale (tramite MEADS, Pac-3 e il sistema franco-Italiano SAMP/T, basato sul missile Aster 30). Il sistema ALTBMD prevede anche una componente navale, formata da un sistema Aegis di produzione americana e dall’anglo-franco-italiano PAAMS.
La reazione russa fu subito ferma e decisa: lo scudo antimissile americano veniva visto come una seria minaccia per gli interessi del Cremlino, ritenendo, non a torto col senno del poi, che fosse diretto contro le proprie postazioni di lancio piuttosto che verso quelle iraniane o nordcoreane e Putin chiese ufficialmente durante la conferenza sulla politica di sicurezza di Monaco nel febbraio del 2007 (i corsi e ricorsi della storia…) che gli Stati Uniti abbandonassero il progetto. Di fronte al secco rifiuto americano la Russia decise di sospendere la propria adesione al trattato che limita gli armamenti convenzionali in Europa (Trattato CFE) a novembre dello stesso anno dando contemporaneamente nuovo impulso al programma missilistico: programma che poi porterà allo schieramento nell’ovest della Federazione Russa dei nuovi missili RS-24 Yars, evoluzione dei missili balistici pesanti Topol-M, avvenuto a giugno di quest’anno.
In seguito la volontà della NATO di espandersi verso oriente non fece altro che esacerbare gli animi al Cremlino, dato che il governo di Mosca, storicamente, ha sempre visto con apprensione al proprio confine occidentale considerando che tutte le aggressioni rivolte verso la Russia sono sempre arrivate da quella direttrice: del resto il progetto di Stalin, poi realizzato, era quello di creare una barriera di stati cuscinetto controllati dall’Unione Sovietica che impedissero l’invasione della madrepatria.
Per questo motivo la Russia di Putin ha ricominciato da più di un lustro, a mostrare i muscoli: sconfinamenti di bombardieri a lungo raggio negli spazi aerei di Inghilterra, Paesi Baltici e Stati Uniti sono diventati molto più frequenti rispetto a 15 anni fa, arrivando quasi ai livelli della Guerra Fredda, quando le missioni di addestramento e ricognizione dei Tu-95 “Bear” verso il continente americano erano quasi mensili.
Poi vennero le primavere arabe e la crisi della Siria nel 2011, con l’appoggio economico e militare americano (tramite i soliti paesi terzi come Qatar e Arabia Saudita) ai rivoltosi composti per la maggior parte da fazioni legate all’estremismo islamico come le brigate Al-Nusra in Siria. Anche in questo caso la Russia, più che per Tartus che è solo una piccola base navale di appoggio, non poteva perdere il suo unico alleato forte rimasto nell’area mediterranea, ritornata ad essere prepotentemente al centro degli interessi geopolitici mondiali a causa anche della presenza di ingenti quantità di gas naturale, per cui inviò la flotta del Mar Nero a pattugliare il Mediterraneo orientale, seguita a stretto contatto dalla VI flotta americana rinforzata. Forse il momento in cui più si rischiò un conflitto tra le due nazioni a causa della stretta vicinanza tra le due flotte rivali.
La ben nota crisi in Ucraina fa da contorno a questo scenario euro-mediterraneo e si inquadra perfettamente nella volontà del governo americano di spingere la propria influenza militare ed economica sempre più verso oriente in Europa appoggiata, a fasi alterne, dai paesi della NATO: volontà che si è palesata ancora una volta qualche mese prima dello scoppio della rivolta di Kiev, quando nell’ottobre del 2013 sono iniziati in Romania i lavori per l’installazione nella base di Deveselu del sistema Aegis che si inquadrerà nello scudo antimissile, rendendo così Bucarest il primo partner militare degli Stati Uniti in Europa.
Questa situazione sta spingendo la Russia ad una nuova corsa agli armamenti e soprattutto sta cambiando radicalmente la sua dottrina politico/militare: oltre, come già detto, a ridare impulso alla missilistica la Russia sta trasformando la propria dottrina navale adeguandola ai nuovi scenari con l’obiettivo di raggiungere e superare il livello qualitativo e quantitativo delle costruzioni approntate durante la Guerra Fredda, a questo si aggiunge, sempre sul piano prettamente militare, l’introduzione di un carro di ultima generazione (il sistema “Armata”), che ancora non ha eguali in occidente, e che è oggetto di una massiccia produzione.
Questo permette al governo di Mosca di ritornare a fare la voce grossa in ambito internazionale anche quando si tratta della questione afghana, che è sempre stata trascurata dal 2001 ad oggi da parte della Russia, e sicuramente permetterà al Cremlino di imporsi in modo credibile come nuovo interlocutore nella risoluzione delle crisi mondiali. Un interlocutore troppo spesso dimenticato dalla diplomazia europea, ed italiana in particolare, e che occorre rivalutare non solo in funzione dei nostri interessi economici, ma soprattutto per la comunanza che abbiamo con la Russia riguardo alle visioni geopolitiche dell’area mediterranea, che deve tornare ad essere il centro della nostra politica attiva, come già espresso, peraltro, nel Libro Bianco della Difesa recentemente pubblicato.
Paolo Mauri

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