
«Siamo abituati alle oscillazioni e abbiamo la flessibilità per adattarci», ha affermato Descalzi, sottolineando che «negli ultimi 50 anni ogni 10 anni abbiamo avuto due bolle di offerta e quindi di caduta di prezzo. Questa fase va vista come un momento di salute: è come quando uno che mangia tanto per anni, deve fare una dieta per perdere un po’ di peso. Per quattro anni abbiamo avuto prezzi da 100 a 120 dollari e questo secondo me è importante per le casse ma fa diventare grassi e svogliati. Direi che questa caduta ci sveglia e ci aiuta». Il cane a sei zampe, d’altronde, ha attuato una strategia di diversificazione in tutti i settori dell’energia, a monte e a valle della “semplice” estrazione. Questo permette di guardare alle tensioni geopolitiche con meno apprensione, considerando anche il fatto che il maggiore focus degli ultimi anni è stato sul settore del gas naturale, i cui prezzi si mantengono al momento più o meno stabili.
Al di là dell’ottimismo, rimangono comune forti preoccupazioni per l’andamento degli indici Brent e Wti. I piani industriali di molte compagnie sono infatti tarati su prezzi attorno ai 90-100 dollari al barile. La riduzione di oltre un terzo del valore può far emergere alcune problematiche: «Per ogni dollaro in meno sulla quotazione del prezzo del petrolio a livello annuale c’è un impatto di 90-100 milioni di utile netto», osserva sempre l’ad, spiegando che, comunque, il punto di pareggio sugli investimenti fin qui condotti si colloca a 45 dollari. «Soffriamo perché eravamo abituati a 120 dollari. E’ come se qualcuno si riducesse lo stipendio: non è contento ma se ce lo aveva alto riesce comunque a vivere», ha aggiunto.
Nonostante le criticità, Eni vuole in ogni caso mantenere invariata la propria politica di remunerazione degli azionisti, a partire dallo Stato che controlla -in parte in via diretta e, indirettamente, tramite Cassa Depositi e Prestiti- il 30% del capitale sociale. «In questi giorni stiamo rivedendo il budget. Il nostro obiettivo è quello di dare attenzione e priorità agli investitori nel lungo termine. Il dividendo è prioritario e costruiremo un conto economico che possa garantirlo», ha infine rassicurato Descalzi.
Filippo Burla