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Petrolio, Descalzi (Eni): «Il calo dei prezzi è un’opportunità»

by Filippo Burla
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Piano Mattei

DescalziRoma, 10 dic – Il drastico aggiustamento che si sta verificando sui mercati del petrolio, con la quotazione dell’oro nero scesa a 65 dollari al barile dai 110 di fine primavera, non è fonte di preoccupazione per le finanze di Eni. Lo sostiene l’amministratore delegato della società, Claudio Descalzi, intervenuto oggi alla presentazione del World Energy Outlook, bollettino dell’Agenzia internazionale dell’energia.

«Siamo abituati alle oscillazioni e abbiamo la flessibilità per adattarci», ha affermato Descalzi, sottolineando che «negli ultimi 50 anni ogni 10 anni abbiamo avuto due bolle di offerta e quindi di caduta di prezzo. Questa fase va vista come un momento di salute: è come quando uno che mangia tanto per anni, deve fare una dieta per perdere un po’ di peso. Per quattro anni abbiamo avuto prezzi da 100 a 120 dollari e questo secondo me è importante per le casse ma fa diventare grassi e svogliati. Direi che questa caduta ci sveglia e ci aiuta». Il cane a sei zampe, d’altronde, ha attuato una strategia di diversificazione in tutti i settori dell’energia, a monte e a valle della “semplice” estrazione. Questo permette di guardare alle tensioni geopolitiche con meno apprensione, considerando anche il fatto che il maggiore focus degli ultimi anni è stato sul settore del gas naturale, i cui prezzi si mantengono al momento più o meno stabili.

Al di là dell’ottimismo, rimangono comune forti preoccupazioni per l’andamento degli indici Brent e Wti. I piani industriali di molte compagnie sono infatti tarati su prezzi attorno ai 90-100 dollari al barile. La riduzione di oltre un terzo del valore può far emergere alcune problematiche: «Per ogni dollaro in meno sulla quotazione del prezzo del petrolio a livello annuale c’è un impatto di 90-100 milioni di utile netto», osserva sempre l’ad,  spiegando che, comunque, il punto di pareggio sugli investimenti fin qui condotti si colloca a 45 dollari. «Soffriamo perché eravamo abituati a 120 dollari. E’ come se qualcuno si riducesse lo stipendio: non è contento ma se ce lo aveva alto riesce comunque a vivere», ha aggiunto.

Nonostante le criticità, Eni vuole in ogni caso mantenere invariata la propria politica di remunerazione degli azionisti, a partire dallo Stato che controlla -in parte in via diretta e, indirettamente, tramite Cassa Depositi e Prestiti- il 30% del capitale sociale. «In questi giorni stiamo rivedendo il budget. Il nostro obiettivo è quello di dare attenzione e priorità agli investitori nel lungo termine. Il dividendo è prioritario e costruiremo un conto economico che possa garantirlo», ha infine rassicurato Descalzi.

Filippo Burla

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