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Eroi dimenticati: le gesta dell'aviatore Aristide Sarti, un "kamikaze" italiano

by La Redazione
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Roma, 3 apr – A Bologna si trova una famosa distilleria di liquori: la Luigi Sarti & Figli, produttrice del biancosarti, un liquore dolce tipico dell’Italia centrale. Figlio di Luigi era Aristide Sarti, nato nel capoluogo il 24 febbraio 1917 quando, ormai, la Grande Guerra era prossima alla fine. La vita di distillatore non appassionò mai Aristide, il giovane amava volare: il sogno, forse, di tutti gli uomini da quando poterono ammirare il volo degli uccelli.
Per questo si arruolò nella Regia Aeronautica frequentando il corso allievi ufficiali piloti. Nel 1941, di conseguenza, venne chiamato alle armi. Fin da subito, Sarti si distinse per prodezze e coraggio negli scenari più disparati: da Malta alla Tunisia fino alla Sicilia. Il soldato bolognese ottenne varie riconoscenze tra cui una Croce di guerra e due Medaglie, una d’argento e una di bronzo, al valor militare: “In ogni occasione dava prova del più alto spirito di sacrificio, di profondo attaccamento al dovere e di valore. Nei numerosi voli di scorta a bombardieri dell’asse si impegnava in durissimi e spesso impari combattimenti contro le formazioni da caccia nemiche, contribuendo all’abbattimento di numerosi velivoli. In ogni circostanza dava prove esemplari di serenità, perizia e valore”.
Fedele al Partito Fascista, il 25 luglio non si schierò con coloro che votarono contro il governo Mussolini, anzi fece pubblicare sul “Resto del Carlino” un suo articolo nel quale difendeva le sue posizioni anche in un futuro angusto. L’8 settembre moltissimi Italiani non sapevano verso chi rivolgere il fucile, Aristide Sarti lo sapeva. Di lì a pochi giorni, fondò la sezione bolognese del Fascio Repubblicano. Il 15 novembre 1943, in corrispondenza con l’avanzata alleata, si dimise dal ruolo di gestore del gruppo e si arruolò nell’Aeronautica Nazionale Repubblicana. L’aviatore venne affidato al 2° Gruppo caccia “Gigi Tre Osei”, uno dei reparti più fedeli alla Repubblica di Salò, che proclamò ufficialmente la resa il 25 aprile 1945 quando, ormai, era privo di quasi tutti i veicoli e la base principale era stata sostanzialmente distrutta dagli attacchi partigiani.
Instancabile soldato e studente, si laureò in economia e commercio nel 1944 e partì, il 2 aprile 1945, per una missione praticamente suicida ai danni dell’Aviazione americana. A bordo del suo Messerschmitt, Aristide Sarti venne abbattuto da 3 caccia americani ma, nonostante tutto continuò a sparare contro i nemici malgrado stesse precipitando. Venne definito dai suoi contemporanei un “kamikaze italiano” ma molti storici non condividono questa presa di posizione. Scrive Enzo Cartapati: “La testimonianza del pilota statunitense Sulzbach parla chiaramente di raffiche che colpirono l’abitacolo, quindi assai probabilmente lo stesso pilota bolognese il cui aereo precipitò senza alcun controllo. Nello stesso senso va la testimonianza diretta di Selvino Stancari: lui quel giorno, poco più che quindicenne, vide aerei sfrecciargli sulla testa, vide fiamme e fuoco nel cielo primaverile, vide cadere a piombo quell’aereo e disintegrarsi al suolo. Ed ebbe modo di vedere anche l’elica tutta perforata dai proiettili, un reperto che mamma Angelina volle portarsi a casa a ricordo dello sfortunato figliolo”. A Goito precipitò il velivolo di Sarti che, affondato nelle sabbie mobili, venne inghiottito dalla madre terra, per la quale aveva combattuto e aveva dato la vita.
Tommaso Lunardi

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Raffo 3 Aprile 2018 - 10:35

Come sempre storie bellissime di audacia e onore, ricordi di un passato sempre onorato e terribile per chi come noi oggi vive giorni di ignavia e tradimento……. vedere gli elementi che ancora ci governano, vedere le istituzioni che ci tiranneggiano e pensare alle gesta eroiche di tanti valorosi italiani quasi tremano i polsi dalla rabbia e dal santo rancore che ci attanaglia……..ci salveranno sicuramente gli africani e le risorse slave che spadroneggiano tra furti e rapine varie……..i nuovi eroi dell’Italia piddina.

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