Home » Accio era uno di noi. Germano-Berlinguer è solo un noioso moralista

Accio era uno di noi. Germano-Berlinguer è solo un noioso moralista

by Sergio Filacchioni
0 commento
Germano

Roma, 8 mag – Ai David di Donatello 2025, la sinistra dello spettacolo ha fatto quello che sa fare meglio: guardarsi allo specchio, ridere tra sé e sé, e poi fare la morale al governo. Geppi Cucciari sferra la solita battutina pseudocolta contro il ministro Giuli – «I suoi discorsi ascoltati al contrario migliorano» – che strappa applausi facili da una platea dove l’autocelebrazione vale più dell’autocritica. Poi è il turno di Elio Germano, che pare posseduto dallo spirito moralista di Berlinguer.

Germano, che noia il discorso sui diritti

Elio Germano ritira il premio come miglior attore protagonista per Berlinguer. La grande ambizione, film celebrato dalla stampa amica ma accolto dal pubblico con un lungo sbadiglio. E invece di ringraziare regista e produzione, Germano coglie l’occasione per il consueto sermone: «Voglio dedicare questo premio a tutte le persone che lottano, che lotteranno ancora e che continueranno a lottare per il raggiungimento di quella parità di dignità che c’è scritta nella nostra Costituzione». E via, con la solita lista dei buoni sentimenti: poveri, ricchi, uomini, donne, italiani, stranieri, palestinesi e israeliani. Tutti nello stesso calderone, come fosse un post motivazionale. Un discorso che piace a chi vive nei talk show e nei festival “impegnati”, ma che non dice nulla a chi guarda da casa. Più che parlare al pubblico, sembra volerlo correggere.

Da attori a moralizzatori

Il problema non è cosa dice Germano. È come lo dice: col tono di chi si sente investito di una missione civile, di chi parla come se gli altri non potessero capire. Come Cucciari, anche lui sale in cattedra, carico di retorica e nostalgia resistenziale. Giuli sarà anche farraginoso, ma Germano e Cucciari, che si comportano da portavoce di una coscienza collettiva che non rappresentano più, sono autoreferenziali quanto i politici che contestano. E poi, a che serve questa morale? A suggerire che oggi, in Italia, c’è un governo che abolisce diritti? Che riscrive la Costituzione a colpi di manganello ideologico? A lanciare frecciatine contro il fantasma di Mussolini? Non si capisce. Esattamente come certi discorsi di Giuli sull’infosfera.

Germano, ti preferivamo Accio

E dire che Germano sapeva parlare davvero al Paese. Quando interpretava Accio in Mio fratello è figlio unico: impulsivo, contraddittorio, schietto. Un ragazzo che si muoveva tra le ideologie senza predicare, che sbagliava ma era vero. Lì c’era autenticità. Lì c’era un personaggio che raccontava la storia di un paese in conflitto, bello nei sui acerrimi contrasti e nell’amore disperato che suona col sottofondo del mare. C’era l’Italia vera tra rabbia, amore e coscienza. Quello era un ruolo politico. Il premio gli arriva per aver fatto da posa per un santino. E a Germano, purtroppo, è rimasta solo quella: la posa da tesserato di un PCI che non esiste più.

Sergio Filacchioni

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati