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L'altro genio dell'automobilismo italiano: Alfieri Maserati

by La Redazione
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Roma, 3 mar – Negli ultimi giorni di febbraio sono iniziati i primi test invernali della Formula 1. Nel momento in cui si parla del Circus o, in ogni caso, di vetture da corsa, immediatamente l’immagine comune che viene in mente a tutti è una macchina rossa: la Ferrari. Il nome della casa di Maranello è, ormai, diventato una convenzione quasi, nel mondo dei motori. In pochi appassionati esiste ancora il ricordo di un’altra storica casa automobilistica italiana la cui fortuna nel mondo delle corse è declinata a causa della fortuna del Cavallino Rampante: la Maserati.
Il suo fondatore, Alfieri Maserati nacque a Voghera, nel pavese, il 23 settembre 1887. Assieme ai sette fratelli, Carlo in particolare, sviluppò fin da subito la passione per la meccanica, in particolare per i motori e per le vetture da corsa. Sempre grazie a Carlo, inizierà a lavorare per la famosa Isotta Fraschini, una casa automobilistica particolarmente rinomata per la lussuosità dei suoi prodotti. Maserati, fin da subito, si dimostrò interessato non tanto alle macchine di lusso ma alle vetture veloci e, grazie alla sua determinazione, arrivò ben presto al reparto corse e preparatori della Isotta. Le vetture preparate dal giovane milanese vinsero addirittura la prestigiosa Targa Florio agli inizi del 1900.
maserati officineL’esperienza maturata con la Isotta spinse Alfieri a cimentarsi lui stesso nella fondazione di una casa automobilistica il primo dicembre 1914 a Bologna: la “Società Amonima Officine Alfieri Maserati“. Grazie anche alla collaborazione con la vecchia casa automobilistica nella quale aveva imparato il mestiere di meccanico, Maserati ottenne, con la sua vettura, varie vittorie nei più prestigiosi eventi automobilistici degli anni ’20.
Tra il 1925 ed il 1926 costruirà la “Tipo 26”, una vettura “estrema” la potremmo definire oggi, forse la prima vera e propria Maserati come oggi la intendiamo. Sulla T26 comparse anche il simbolo della casa automobilistica: il tridente. Questo altro non è che lo stesso tridente della fontana di Nettuno di Bologna, molto cara al giovane milanese. Il fratello di Alfieri, Mario Maserati, appassionato e studioso di arte, decise di disegnare un simbolo per la vettura del fratello che venne, fin da subito, incollato sul cofano delle macchine del fratello Alfieri. Fin da subito, la T26 si dimostrò vittoriosa come macchina ma costò quasi la vita a Maserati. In un incidente, infatti, il pilota italiano perse l’uso di un rene e ciò lo costrinse al ritiro dalle gare per continue ricadute fisiche.
Nonostante tutto, il collaudatore milanese non si diede per vinto e lavorò personalmente alla realizzazione di un nuovo prototipo che da li a tre anni rivoluzionerà nuovamente il mondo dei motori. Una vettura formidabile in grado di sfiorare i 250 km/h ed erogando una potenza di 300 cv, quello che oggi verrebbe definito “un missile su strada” paragonabile alla Bugatti Veyron. Questa macchina, la Tipo V4, renderà il nome di Maserati famoso in tutto il mondo in seguito alla vittoria al GP di Tripoli agli inizi degli anni ’30. Baconin Borzacchini, infatti, alla guida del prototipo di Alfieri, ottenne un sorprendere primo posto stoppando il poker di vittorie della Bugatti, che già a quei tempi era famosa per le sue “supercar”, ottenute nei quattro anni precedenti.
Mussolini in persona, profondamente colpito dalla vittoria della casa bolognese, conferirà al suo fondatore il titolo di Cavaliere in quanto era riuscito a rendere grande nel mondo un marchio tutto italiano.
Ben prima di Tazio Nuvolari, insomma, Maserati ottenne il riconoscimento ufficiale dallo Stato italiano come fondatore e patriota della macchina da corsa in Italia. Una tradizione, quella delle gare, che prenderà piede poi, di li a pochi anni, con Enzo Ferrari e il suo prototipo che diventerà ben presto “la macchina” per antonomasia.
La morte di Alfieri, il 3 marzo 1932, getta grande sgomento nel mondo delle corse. Chi prenderà il posto del grande inventore e pilota milanese ? Il rischio maggiore era quello di perdere un grande marchio che aveva lanciato l’Italia nel mondo degli sport motoristici. Per questo i fratelli di Alfieri presero la direzione della casa automobilistica come direttissimi eredi di Alfieri e la seguirono anche negli anni successivi fatti di successi, vittorie e soddisfazioni da parte di un prodotto tutto nostro, orgogliosamente italiano.
Tommaso Lunardi

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