Amatrice, 24 ago – Erano le 03.36 del 24 agosto 2016 quando la terra ha tremato in Centro Italia, tra le province di Rieti e Ascoli Piceno. L’epicentro si registra nei comuni di Accumoli e Arquata del Tronto. La scossa più forte è stata di magnitudo 6. Un’ora più tardi a Norcia, un’altra scossa, di magnitudo 5,4. In tutto 299 morti e quasi 400 feriti. 200 mila gli immobili danneggiati o inagibili. 142 secondi di terrore, tanto è durata la scossa, che hanno raso al suolo l’intera città di Amatrice.
Immediatamente parte una gara di solidarietà senza precedenti, che ad Amatrice e alle popolazioni colpite arriva da ogni dove. Mai prima d’ora si erano viste manifestazioni così imponenti di aiuto dal basso. Ovunque vengono organizzate spaghettate in piazza, per donare il ricavato ai terremotati. I ristoranti italiani si organizzano per devolvere 2 euro per ogni piatti di pasta all’amatriciana ordinato. Un esercito di volontari si precipita nelle zone colpite per aiutare a scavare tra le macerie.
Lo sciame sismico continua per giorni, e tra il 26 e il 30 ottobre le scosse più severe, che finiscono di distruggere quanto era rimasti in piedi ad agosto. E da quel 24 agosto 2016 in Italia si sono registrate oltre 70mila scosse, una media di 240 al giorno.
A un anno dal sisma le macerie sono ancora quasi tutte là. Un dossier di Legambiente recita: “A un anno dal sisma che il 24 agosto ha colpito Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo e a nove mesi dalle scosse devastanti di fine ottobre è stato rimosso solo l’8,57% delle macerie; circa 227.500 tonnellate dei 2.657.000 stimati dalle quattro Regioni […] Complessivamente rimangono da rimuovere oltre 2.400.000 tonnellate derivanti per la stragrande maggioranza dalle attività di demolizione parziale e totale dei fabbricati che permetteranno di ridimensionare le zone rosse. Sono macerie derivanti da edifici pubblici e da edifici privati pericolanti, la cui rimozione è propedeutica all’avvio della ricostruzione materiale e della rinascita delle comunità colpite. Aspettano di esserne liberati oltre 60 Comuni, con le loro numerose frazioni”.
Intanto, nella notte c’è stata la fiaccolata di commemorazione, partita dal campo sportivo di Amatrice, dove l’anno scorso vennero celebrati i funerali delle vittime, e arrivata a lambire la zona rossa, quella che ancora oggi resta inaccessibile. 249 rintocchi di campana, tanti quanti i morti della sola Amatrice, hanno ricordato chi non c’è più. Questa mattina, giorno di lutto cittadino, è stata celebrata una messa presieduta dal vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili, il quale nell’omelia ha lanciato un duro monito ai presenti: “Rinviare non paga mai. Neanche in politica, perché il tempo è una variabile decisiva”. In prima fila il premier Paolo Gentiloni.