Torino, 2 dic – Non vi nascondiamo che attendevamo con fervore la possibilità di provare questo missile terra – terra perché sulla carta ha molti elementi che solleticano la fantasia :
- è un bolide con carrozzeria da giardinetta (station wagon), quindi vuole coniugare comodità da famiglia con prestazioni mozzafiato;
- come tutti i prodotti Mercedes si propone quale sintesi del lusso e dell’esclusività, questa volta in salsa piccante;
- si pone sul mercato come “desiderio accessibile” e non gioiello per ricchi sceicchi arabi perché appartiene al segmento C (come una Volkswagen Golf Variant od una Fiat Tipo Station Wagon), perché viene offerta con un prezzo non economico in senso assoluto ma non stratosferico e quindi accessibile, ha un motore duemila di cilindrata quindi con pochi cavalli fiscali a beneficio della tariffa assicurativa;
- meccanicamente presenta il 4 cilindri duemila con la più alta potenza specifica oggi reperibile sul mercato (per un totale di 381 cavalli) corroborato da una trazione integrale e da un cambio automatico a 7 marce.
Per nostra fortuna abbiamo anche potuto metterne alla frusta le doti dinamiche su pista chiusa, altrimenti sarebbe stato impossibile portarla al limite in sicurezza. Iniziamo l’analisi dal livello qualitativo che è alto per ogni aspetto ovvero pregio dei materiali, cura dell’assemblaggio, precisione negli accoppiamenti, qualità della verniciatura (impeccabile, non a torto si può affermare che la Mercedes insieme al gruppo Fiat siano pari merito al vertice in materia), soluzioni tecniche sugli elementi secondari (guarnizioni portiere, cassetti plancia, eccetera) e comunque perfettamente livellato in ogni aspetto si vada ad osservare. In merito alla comodità e praticità questa vettura non è un drago sputafuoco indomabile, si comporta in maniera adeguata nelle varie situazioni: nei lunghi trasferimenti è una pregevole station wagon maratoneta, in città non massacra il guidatore ma anzi lo asseconda sia nel traffico sia nelle fasi di parcheggio grazie anche a dimensioni esterne non spropositate ed infine nella guida sportiva è pronta a scatenarsi (ne tratteremo più dettagliatamente poco oltre).
Tutto positivo? No. Iniziamo dall’abitabilità e dal confort di marcia. Qui rinveniamo due pecche a nostro parere piuttosto gravi legate all’accessibilità; innanzi tutto le portiere posteriori presentano una linea del giroporta accattivante dal punto di vista estetico, ma si evidenzia una notevole scomodità di ingresso ed uscita già per persone di altezza normale mentre per le chi ha stature superiori diventa un’operazione che rasenta il contorsionismo, si è costretti ad abbassare molto la testa per passarvi ed è quindi facile che prima o poi ci si procurerà qualche trauma cranico; il secondo problema è legato al bagagliaio, molto ampio, lineare e ben sfruttabile, ma con un’imboccatura striminzita a livello soglia (una vera croce quando si devono movimentare pesanti valige o, peggio, voluminosi pacchi e passeggini) a causa dei grandi fanali posteriori fissi.
Per il confort di marcia sottolineiamo la presenza sull’esemplare provato delle sospensioni a controllo elettronico (variabili da una taratura più consona a strade cittadine ad una marcatamente sportiva adatta alle superfici da biliardo); altro aspetto rilevante è il carattere del motore che è vuoto ai bassi regimi e votato a frullare sempre in alto come un esemplare da gara, questa carenza sarebbe molto grave per l’utilizzo normale ma è mitigata, quasi nascosta, dal cambio automatico (che cambia per voi) e dall’ottima insonorizzazione dell’abitacolo che attenua la ovvia rumorosità degli alti regimi.
Per ultimo analizziamo il comportamento dinamico, aspetto focale di questo mezzo. Le prestazioni di accelerazione positiva e negativa (frenata) sono da primato e questa Mercedes è un efficacissimo stimolante al rilascio di adrenalina nel flusso sanguigno. Purtroppo la scelta tecnica operata dai teutonici sulla ripartizione della forza motrice fra i due assi ne mina inesorabilmente la funzionalità; siamo di fronte ad una trazione anteriore che arriva a dare massimo il 50% all’asse posteriore in caso di necessità, così l’uscita dalle curve è lenta perché se si scarica troppo la cavalleria si incappa immediatamente in fenomeni di sottosterzo, l’ingresso in curva deve essere molto pulito e calibrato perché è impossibile chiuderne il punto di corda giocando con l’acceleratore e se si disattiva al massimo grado l’elettronica di controllo (mai completamente eliminabile) ci si accorge che la vettura è veramente complicata da gestire al limite. A riprova che questa distribuzione è nefasta basta citare che i tecnici hanno inserito come dotazione standard il differenziale anteriore autobloccante, ma ci chiediamo perché invece non abbiano dato una prevalenza al posteriore. Insomma, la prova in pista ci ha deluso ed i tempi sul giro lo dimostrano.
Cristiano Bergoglio