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Banconote sporche di sangue: i profitti dietro il genocidio di Gaza

by Enrico Colonna
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Roma, 3 lug – Il genocidio in corso a Gaza assume ora un’altra dimensione drammatica. Non solo complicità istituzionale da parte dei governi occidentali, anche sostegno economico sfacciato da parte di un numero non ancora definito di colossi del commercio e della finanza.

Il rapporto Onu sui profitti dietro il genocidio di Gaza

Il nuovo rapporto di Francesca Albanese, Relatrice Speciale Onu sui territori palestinesi occupati, mette alla berlina compagnie private, fondi di investimento e multinazionali che, in maniera più o meno diretta contribuiscono al genocidio in corso nella Palestina occupata. L’elenco completo sarà reso pubblico la prossima settimana, ma il quadro che emerge è chiaro: il genocidio a Gaza non solo permette a Netanyahu di portare avanti la sua idea criminale di “Grande Israele”, ma garantisce enormi profitti. E non solo all’entità sionista. Il documento, che segue il precedente rapporto del marzo 2024 – Anatomia di un genocidio – mostra il legame stretto che intercorre tra la sistematica distruzione di Gaza ed enti come aziende, banche, fondi di investimento, università e molto altro.

Il ruolo dell’industria bellica

Il maggior beneficiario dal punto di vista economico del massacro in corso è, ça va sans dire, l’industria bellica israeliana. L’attuale situazione, che si articola nella distruzione e nello spossessamento del popolo palestinese, è l’occasione per sperimentare tecnologie militari e, di fatto, testare armi su civili. Diventa quindi chiaro come mai i sistemi d’arma che Tel Aviv vende all’estero vengono sempre sponsorizzati come “combat-tested”, testati in combattimento. A tale industria si aggiungono istituti accademici (israeliani e non), coinvolti in maniera più o meno diretta in programmi congiunti di ricerca promossi dall’Idf. Potremmo anche fermarci qui, visto che tra l’esportazione di armi – attraverso le due aziende di punta del settore, Elbit System e Israel Aerospace Industries – e i contratti con gli istituti accademici emerge un giro d’affari che si attesta attorno ai 50 miliardi di dollari.

I colossi “civili”

Finora però abbiamo parlato di settori specificatamente bellici, ma i colossi “civili” non sono da meno. A finire nel mirino del rapporto sono anche i giganti come Ibm, Microsoft, e Amazon, che forniscono infrastrutture fondamentali allo sviluppo dei sopracitati sistemi d’arma. Oppure Volvo, i cui mezzi sono usati per demolire case e rimuovere i cadaveri dei palestinesi dalle macerie. Non fa eccezione neppure il settore agricolo, con giganti come la Bright Dairy & Food, proprietaria di Tnuva (la più grande azienda alimentare israeliana), indicati come beneficiari principali e diretti dell’espropriazione delle risorse naturali della Palestina occupata, acqua e terra coltivabile in primis, a vantaggio del settore agricolo nei territori colonizzati e riconosciuti come territori occupati dalla stessa Onu. Inoltre, a confermare la dimensione globale di questa economia del genocidio, per usare le stesse parole del rapporto, questo documento mostra il ruolo determinante di grandi fondi di investimento internazionali, quali BlackRock e Vanguard che hanno investito in Caterpillar, Chevron ed Elbit Systems.

I crimini israeliani e quelle banconote sporche di sangue

L’ultimo tassello consiste poi nel processo di legittimazione internazionale dello stato ebraico e dell’Idf. Questo avverrebbe sostanzialmente attraverso i contratti e i legami stretti tra enti statali israeliani (dalle università all’Idf) ed università ed istituti diplomatici di tutto il mondo. Insomma, questo rapporto mostra chiaramente che dietro al massacro di Gaza non c’è soltanto la volontà genocida di Israele, ma la complicità di vasti settori dell’economia israeliana e mondiale. Ma soprattutto smentisce categoricamente la narrazione “cerchiobottista” che vorrebbe un Israele “buono” nei propri confini del 1948 e un Israele “cattivo” nei territori occupati. Non è così: la colonizzazione della Palestina avviene con l’autorizzazione e il supporto diretto di Israele, la detenzione preventiva a cui sono sottoposti migliaia di palestinesi è possibile tramite una legge di Israele e il genocidio in atto a Gaza è diretta responsabilità di Israele. Tutto ciò a cui stiamo assistendo è un crimine perpetrato da Israele con le armi e con le banconote da chi lo supporta.

Enrico Colonna

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