Home » BRICS, l’illusione multipolare si sgretola: nessuno difende Teheran

BRICS, l’illusione multipolare si sgretola: nessuno difende Teheran

by Sergio Filacchioni
0 commento

Roma, 19 giu – Israele ha colpito duramente l’Iran, con un’operazione militare su larga scala che ha decapitato pezzi fondamentali della sua struttura militare e scientifica. Un atto di guerra a tutti gli effetti, compiuto senza alcuna copertura ONU, senza dichiarazione, senza reazione da parte dei “grandi del Sud globale”. Eppure, l’Iran è membro a pieno titolo dei BRICS+, quel blocco che negli ultimi anni viene presentato – spesso con toni messianici – come l’alternativa multipolare all’egemonia occidentale.

BRICS: sigla forte, coesione debole

Ma allora dov’erano Cina, Russia, India, Brasile e Sudafrica quando le bombe hanno iniziato a cadere sull’Iran? La risposta è semplice: dietro la retorica dell’emancipazione, i BRICS si sono dimostrati per quello che sono – un’alleanza fragile, incoerente, priva di una visione strategica comune. Nati per ragioni economiche, i BRICS hanno progressivamente assunto un volto politico, spesso rappresentato come il “blocco dei popoli non allineati”. Ma la realtà dimostra che la loro funzione geopolitica è debolissima. Nessuna struttura di difesa comune. Nessun sistema di mutuo supporto strategico. Nessun meccanismo di reazione concertata alle crisi. Solo dichiarazioni diplomatiche generiche, appelli alla moderazione, comunicati ambigui (in effetti ricorda molto l’odiatissima UE). L’attacco israeliano all’Iran ha confermato tutto ciò: nessuno dei BRICS ha offerto un sostegno reale a Teheran. Nessun rafforzamento militare, nessun atto politico concreto, nessuna risposta coordinata. Un silenzio assordante, che smaschera il vuoto dietro la formula “ordine multipolare”.

Russia e Cina: i grandi assenti

Mosca, logorata dalla guerra in Ucraina e fiaccata anche sul piano dell’intelligence dall’Operazione Ragnatela, non ha né le forze né l’interesse per proteggere Teheran. I rapporti con Israele restano stabili e, come sempre, Putin evita di compromettere l’equilibrio con Tel Aviv. Anzi, qualcuno in Russia già paventa un implicito appoggio all’intervento americano in cambio di una mano libera sull’Ucraina. Poco più che una potenza opportunista, non un alleato affidabile. La Cina, che pur ha grandi interessi economici in Iran (energia, commercio, rotte), non metterà mai a rischio i rapporti con Washington, con Israele e con i Paesi del Golfo, suoi partner chiave nella Belt and Road Initiative. Il mantra è chiaro: business first, solidarietà second.

L’India: più vicina a Israele che a Teheran

Tra i membri dei BRICS, l’India è il caso emblematico di dottrina di multiallineamento, più che di multipolarismo. Da anni New Delhi collabora apertamente con Israele sul piano tecnologico, militare e dell’intelligence. È uno dei principali acquirenti di armamenti israeliani e condivide con Tel Aviv un atteggiamento ostile verso l’islamismo politico e le forze sciite della regione. Che motivo avrebbe l’India per esporsi a favore dell’Iran? Nessuno. Anzi: ha solo da guadagnare nel vedere un concorrente regionale indebolito. Quanto agli altri due membri storici del gruppo, Brasile e Sudafrica, la loro influenza in Medio Oriente è pressoché nulla. Non hanno leve geopolitiche, né volontà politica di usarle. Si limitano a condanne simboliche (è stato il Sudafrica a portare l’accusa di genocidio contro Israele di fronte al tribunale internazionale) o appelli alla pace, senza alcun impatto reale sugli equilibri regionali.

Il multipolarismo non esiste

Questa crisi dimostra, senza più ambiguità, che il cosiddetto ordine multipolare è oggi più una speranza utopistica che una realtà concreta. I BRICS non sono un blocco coeso, né sul piano strategico né su quello militare. Sono un’aggregazione eterogenea di Paesi con interessi divergenti, incapaci di agire insieme nei momenti decisivi. L’Occidente, nel bene e nel male, ha imparato a muoversi come un sistema (imposto): NATO, sanzioni coordinate, sostegno agli alleati, reazione diplomatica integrata. Attenzione: non è un’apologia dei fini perseguiti dal blocco occidentale a trazione americana, ma del metodo indubbiamente valido. Il tanto millantato blocco multipolare non esiste come soggetto geopolitico autonomo che possa controbilanciare: esiste solo come somma di singoli Stati che, al momento della prova della storia, pensano ciascuno per sé. «Finché si parla di politica globale, la nostra diplomazia è tenuta a fare una cosa: agire solo nell’esclusivo interesse della Russia». Così scrive Mikhail Rostovskij, una delle voci più ascoltate del cosiddetto partito dei falchi. Alla faccia del fronte anti-occidentale.

Sovranismo sì, ma senza illusioni

Per chi si batte per una visione sovrana e indipendente dell’Europa prima che del mondo, è fondamentale non scambiare le debolezze dell’Occidente per forza altrui, e viceversa. L’Iran oggi è solo non perché sia “cattivo”, ma perché oltre all’offensiva decennale portata da Israele, Stati Uniti e alleati per la ridefinizione del Medio-Oriente,  il sistema che diceva di volerlo difendere è inesistente nei fatti, nonostante il tentativo iraniano di tenere in piedi (sempre da solo) una rete di milizie alleate. Un crudele monito anche per noi europei: non basta sognare il tramonto dell’Occidente e inveire contro la NATO per costruire un’alternativa credibile. Serve coesione, visione e struttura da grande blocco. E nessuna di queste cose è presente, oggi, nei BRICS ma soprattutto nell’UE. Il multipolarismo resta un orizzonte utopico se non si è disposti ad unire le forze. Ma la realtà – tragica – è che quando cadono le bombe, la sola forza che ancora comanda è quella che sa colpire insieme.

Sergio Filacchioni

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati