Roma, 5 set – Io a Saverio Tommasi voglio bene. Dico sul serio. Con quello sguardo un po’ così, quella leggerezza e forse perfino quell’ingenuità che lo contraddistinguono, rappresenta una delle mie prime mire “social” da quando ho avviato attività di pubblicazione anche in senso editoriale. Insomma, dai tempi gloriosi di Azione Culturale prima e di Oltre la Linea poi, Saverio è stato una specie di simbolo, di modello. Ovviamente negativo, ma non è quello il punto: ha rappresentato una fonte di ispirazione continua, e in quanto tale impossibile da non tenere in un qualsivoglia tipo di considerazione. Ora Saverio è tornato, appositamente per noi, il che rende ancora più eclatante e gradita la sua incursione.
Saverio, non sei più sulla cresta dell’onda, ma noi ti supportiamo
Saverio commenta cose, un po’ come Elly pubblica cose (come dicevamo stamattina). Il livello, così ad occhio, non pare dissimile. Nella fattispecie, l’eroe di Fanpage decide di prendersela con il nostro articolo di critica a quell’imbarazzante “gesto social” dell’attaccante del Milan Leao, che non avendo nulla da dire ha ben pensato di attaccare chi lo criticava (Paolo Di Canio), postando una sua vecchia foto che lo ritraeva esibendo un bel saluto romano sotto la curva. Ora, a Saverio tutto questo non poteva stare bene, e allora si è scatenato. Sotto il post si esprime così: “Ovvia, ci mancava la vostra ennesima difesa di un braccio teso [faccina sudata, pare, io ormai non ci vedo “un cazzo” quando le figure sono piccole, ndr]. In effetti non era ancora chiara la vostra posizione [faccina sorridente e sudata, ndr]”.
Ovviamente è una critica che non ha alcun senso, se non in un particolare: è ovvio che non ci sia alcun problema nel braccio teso e nel saluto romano, se il prode Saverio è in cerca di ovvietà è stato bravissimo a trovarle (a patto che costituisca un merito “cercare ovvietà”. s’intenda). Detto questo, il pezzo parla in gran parte di calcio, la questione “saluto di Di Canio” è affrontata appena marginalmente ma evidentemente il dottor Tommasi è alla ricerca di una notorietà non più ai fasti di un tempo. E noi saremo lieti di dargliela, ovviamente nel modo che preferiamo, perché in un certo senso gli siamo grati. Quanto meno, io gli sono grato. Grazie, Saverio. Continua così che sei semplicemente un grande.
La stella di Tommasi non è più quella di un tempo
Ci vengono alla memoria troppe cose, troppi ricordi sfogati alla Giovanni Storti, troppe perle, troppe meraviglie. Come quando frustrato dall’ennesima critica sulla sua professionalità giornalistica, Saverio esibì il tesserino davanti a tutti su Facebook. O quando ci raccontò di improbabili e inquietanti avventure sotto la doccia con la figlia, oppure il famosissimo dittatore Boko Haram (la migliore, stavo quasi per ometterla, e non sta bene). Detto questo, procediamo con l’invocazione pubblica. Signori di sinistra che pubblicano, giornalisti di sinistra che parlano, cronisti progressisti che condividono, io dico: diamo più spazio a quest’uomo. C’era stato un periodo in cui la sua fama stava raggiungendo ogni lido. Insomma, perché David Puente sì e Saverio Tommasi no? Protestiamo tenacemente contro questa ingiustizia, e non solo. Lo facciamo col braccio teso perché a noi piace dimostrare con i fatti il nostro affetto.
Stelio Fergola