Roma, 6 mag – Il fermento produttivo artistico e musicale che ha caratterizzato in passato l’Italia, soprattutto per ciò che riguarda la musica indipendente, sembra oggi essere completamente scomparso dal tessuto socio-culturale. Roma, Milano, Genova, e tante altre città italiane hanno rappresentato, dal secondo dopoguerra in poi, un’avanguardia musicale indiscutibile, partendo dalle scuole cantautorali fino ad arrivare al rock progressivo italiano, invidiato e stimato in tutto il mondo. Gli anni 90 e la prima decade degli anni 2000 sono forse stati l’ultima frontiera dell’esperienza artistica musicale italiana; in quegli anni nelle principali città italiane erano ancora percepibili un certo fermento e un’energia palpabile che animava i locali, i negozi di dischi e le piccole produzioni discografiche indipendenti; il mondo della musica indipendente in Italia era ancora in grado di offrire delle risposte concrete e stimolanti alla pochezza artistica e ideologica del mondo della musica mainstream globale.
Oggi purtroppo anche il mondo della musica indipendente tricolore sembra essere
totalmente defunto. Iniziamo il nostro esame dall’aspetto meramente produttivo: produrre dischi in Italia, oltre a non poter rappresentare in alcun modo una professione minimamente dignitosa, complice la durissima pressione fiscale e la pressochè nulla
opportunità di beneficiare di una realtà distributiva, non è più neanche un hobby; passando
rapidamente dalla barricata degli artisti, suonare ed avere la possibilità di esibirsi dal vivo,
in tutte le città italiane (comprese Milano e Roma) è diventato un’impresa tutt’altro che
semplice; i locali sul territorio nazionale che propongono musica dal vivo, sono sempre
meno e soprattutto la Capitale e Milano sono ricolme di circoli impegnati politicamente a
sinistra; essi assomigliano sempre più a dei club a 5 stelle; detti locali, che si ergono a
circoli dalle sembianze intellettuali ed elitarie, continuano tuttavia a beneficiare di regimi
fiscali agevolati, svolgendo attività politica e il più delle volte non pagando degnamente gli
artisti che si esibiscono, imponendo per giunta agli stessi il tesseramento e la loro matrice
ideologia. In questi locali, di sociale e di artistico non è rimasto più nulla. Questi
circoli post borghesi rappresentano nient’altro che lo specchio di una sinistra sempre più asservita al globalismo; allo stesso modo nel quale essa risulta
incapace di garantire sostegno ai lavoratori e combattere per i diritti degli stessi, così
anche per la cultura e in questo caso per la musica, la sinistra capitalista è totalmente
incapace di proporre modelli attraenti e artisticamente rilevanti.
I nuovi cantautori italiani che la cultura di massa vorrebbe propinare ai giovani sono certamente irrilevanti da un punto di vista artistico; i contenuti proposti sono assolutamente privi di personalità e valori. La ragione di tale pochezza culturale è certamente la mancanza di punti di riferimento artistici e culturali che siano in grado di stimolare i nuovi artisti. Oggi più che mai la rinascita artistica della musica italiana, non può che giungere da una scala di valori importante e da un gusto estetico ed etico che si impone su quanto è proposto, o meglio su quanto non viene proposto; è più che mai necessario costruire una nuova identità artistica, nuovi stili, nuove forme comunicative, le quali non potranno che trovare le risposte e la fonte delle proprie intime ispirazioni nell’Italia e in ciò che essa ha rappresentato nei decenni passati e che continua a rappresentare; nuove forme di espressioni musicali credibili e di livello, dovranno necessariamente tornare a rappresentare nel futuro prossimo, la produzione artistica della musica italiana, quanto più indipendente e libera dal pensiero unico e dalle logiche del suo mercato; senza un intervento a sostegno dell’economia e dell’impresa, anche un risveglio artistico musicale italiano, sarà tuttavia vano; non è possibile pensare a un risveglio artistico, culturale e musica della Nazione, senza il giusto sostegno da parte delle istituzioni all’imprenditoria, al lavoro e soprattutto a quanto di buono viene ancora prodotto in Italia per quanto riguarda la musica; tutto questo, viene oggi totalmente ignorato o addirittura scoraggiato in modo esplicito.
Gli amanti della cultura e della musica, gli artisti e tutte le persone che coltivano il sogno di
potersi esprimere, dovranno in questa Italia che non sembra voler garantire loro alcun
spazio, essere ancora più tenaci, volonterosi e dignitosi nell’ostentare quella voglia e
quella determinazione, indispensabili per cambiare le cose davvero.
Mario Morandi
Declino culturale ed economico: così è morta la musica indipendente italiana
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2 comments
Ringraziate tutti i fanatici del download e dello streaming illegale, grazie a loro (e ai loro sponsor politici) oggi non ci sono più fonografici e produttori indipendenti e la musica esce solo da xfactor e amici.
[…] da Il Primato Nazionale […]