Roma, 21 ott – Un recente rapporto stilato dalla Coldiretti ha fatto scattare l’allarme sull’industria alimentare, mai come oggi controllata da poche multinazionali. Tutta la filiera che va dalle sementi ai pesticidi, passando per la trasformazione industriale e la distribuzione commerciale, è nelle mani di un pugno di padroni del cibo.
Nel rapporto Ipes-Food si evidenzia come grandi gruppi come Amazon e Google abbiano proceduto all’acquisizione di Whole Foods Market e WalMart, mentre restano in corso d’opera le fusioni tra Dow e Dupont, tra Bayer e Monsanto e tra CheChina e Syngenta. Fusioni che al termine porterebbero tre mega società a controllare e gestire più del 70% dei prodotti fitosanitari per l’agricoltura e più del 60% delle sementi a livello mondiale. Una prospettiva che nel prossimo futuro preoccupa anche la Commissione europea che ha deciso di aprire un’indagine per approfondire le operazioni di fusione tra Bayer e Monsanto. Secondo l’istituzione europea ci sarebbero tutti i presupposti per lo sforamento dei limiti di concorrenza nei settori delle sementi e degli agrofarmaci.
La grande concentrazione nel controllo dell’industria alimentare, secondo la Coldiretti, metterebbe a rischio non sola la nostra libertà di scelta e gli standard di qualità e sicurezza, ma creerebbe anche delle enormi difficoltà economiche e occupazionali agli agricoltori. Basti pensare che il 90% del mercato globale dei cereali è controllato da quattro multinazionali che sono: le statunitensi ADM-Archer Daniels Midland, Bunge, Cargill e la fracese Louis Dreyfus Commodities. Non va meglio nella trasformazione alimentare per cibo e bevande dove le dieci più grandi aziende posseggono il 37,5% della quota totale del mercato globale. Nella grande distribuzione i dieci più grandi rivenditori di generi alimentari coprono il 29,3% delle vendite mondiali che ammontano a circa 7,5mila miliardi di euro con WalMart che fa la parte del leone fatturando da sola 262,5 miliardi di dollari.
La denuncia di Coldiretti è secca e perentoria e ci informa che per ogni euro speso per l’acquisto di alimenti meno di 15 centesimi vanno a remunerare il prodotto agricolo, il resto se lo spartiscono l’industria di trasformazione e le aziende di distribuzione alimentare che si prendono la fetta più grossa del guadagno. Una vera e propria speculazione quella legata all’alimentazione e non poteva essere altrimenti in un settore nevralgico come questo. Sapere che il prezzo di un prodotto aumenti di sette volte dal campo agricolo alla tavola dà veramente da pensare su quali mostri abbia prodotto il liberal-capitalismo. In barba alle regole di concorrenza, un sistema economico in grado di creare soltanto degli oligopoli dove una manciata di mega aziende multinazionali si gestisco il potere. E’ così nel settore alimentare, ma lo stesso dicasi per la farmaceutica, per le telecomunicazioni e per le fonti energetiche.
Giuseppe Maneggio
2 comments
…aumenta di sette volte…dire, tranquillamente, senza tinore di sbagliare, che aumenta di 100 volte..
…vi è forse modo migliore, del controllo del cibo, per dominare il mondo? Un mondo di schiavi per un tozzo di pane..