Roma, 10 giu – Viene finalmente pubblicato il Dossier Matteotti, su Noreporter.org, dopo che era stato largamente preannunciato nei giorni scorsi. E l’approfondimento, di cui qui faremo un riassunto, merita assoluta attenzione. A patto che si voglia ragionare, come noi stessi su queste pagine facciamo continuamente, sull’assassinio del deputato socialista in quell’ormai remoto 10 giugno 1924.
Dossier Matteotti, tanti dati di fatto ignorati
Tante, troppe cose che dovrebbero emarginare gli stupidi e invece non li fermano davanti a nulla. Nemmeno di fronte alle verità incontrovertibili. Il Dossier Matteotti le mette in fila una per una, peraltro non certo negando la mano fascista dell’attentato, ma semplicemente contestando il fatto che il fascismo nel suo complesso ne fosse unico artefice. Cosa scomoda da dire per chi lo dipinge come il male assoluto e non può sopravvivere anzitutto culturalmente senza questa rappresentazione manichea. Perché poi si dovrebbe analizzare, riflettere, riassumere storicamente: e allora sarebbe difficile essere degli antifascisti militanti (posto che ne possano esistere di reali, chiaramente).
Innanzitutto il Dossier mette in evidenza una verità a prova di ritardato: il regime fascista ancora non esisteva e quindi attribuire ad esso l’omicidio di Matteotti è illogico, oltre che storicamente falso. Poi un altro dato di fatto: non è che gli autori dell’asssassinio – che all’inizio possono essere solo presunti, altrimenti i processi che esistono a fare? – siano successivamente andati a farsi le passeggiate sul prato: tre di cinque di loro sono stati condannati a quasi sei anni di reclusione.
Terzo, importantissimo elemento: al di là del fatto che nessuno voglia discurere la mano fascista (che non vuol dire però “del fascismo” ) dell’assassinio di Matteotti, non si può fingere di ignorare che in quell’anno, anche precedentemente, erano stati uccisi anche dei fascisti e per mano anarhico-marxista. Come Nicola Bonservizi, ucciso il 19 febbraio 1924. Il clima, insomma, era rovente, ed esattamente come nella guerra civile intercorsa tra il 1919 e il 1920 con il biennio rosso, e con gli sconrti proseguiti successivamente, le parti più estreme dei movimenti entrarono apertamente in conflitto armato. Nelle stesse settimane precedenti all’aggressione a Matteotti erano caduti una quindicina di fascisti.
Ora, si può continuare a fare le scimmiette ammaestrate o si può provare a ragionare. La seconda attività è piuttosto scomoda. Per non parlare dell’argomento “clou”, peraltro praticamente mai discusso in passato e adesso divenuto sorprendentemente attuale: quello della responsabilità diretta di Mussolini.
L’idiozia della pista Mussolini andrebbe sepolta per sempre
Non si capisce come abbia ripreso quota una scemenza così grossa che alla fine del secolo scorso solo il più fazioso dei sedicenti “studiosi” avrebbe potuto diffondere. Anzi, si capisce, dal momento che viviamo in un’Italia in cui il sito ufficiale dell’Inps cambia addirittura la sua data di fondazione pur di non ammettere che sia avvenuta durante il periodo fascista. Ma la tendenza resta comunque sorprendente, perché chi la insegue non fa una bellissima figura. D’altronde, tutto si riassume nella frase del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che riuscì addirittura a dire che “il fascismo non ebbe meriti”, insomma affermazioni davvero di una banalità e di una superficialità poco comuni.
Comunque, meriti o meno, è incredibile che pur di descrivere Mussolini come il diavolo non ci si renda conto della palese sciocchezza, dell’operazione politica che stava perseguendo con enorme impegno proprio verso l’area socialista che quell’omicidio distrusse, del caos che significò per la tenuta del governo (allora ancora pienamente costituzionale secondo lo Statuto Albertino, peraltro) e dello stesso leader fascista.
Stelio Fergola