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Dramma dei ricercatori precari nella manifestazione di Roma: ma c’è una questione prioritaria da sollevare

by Stelio Fergola
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ricercatori precari

Roma, 26 ott – Il tema è sempre lo stesso: i precari che manifestano per dei sacrosanti diritti, negati da una realtà spesso troppo brutta per essere accettata.

Ricercatori precari, la manifestazione a Roma

Oggi, alle ore 11.00, si tiene a Roma la manifestazione dei ricercatori precari. Dal comunicato ufficiale delle sigle sindacali coinvolte nella protesta, si legge: “Senza interventi urgenti la situazione del precariato negli EPR è destinata a peggiorare. I fondi messi a disposizione dal Pnrr, infatti, prevedono l’assunzione di lavoratori e lavoratrici della ricerca a tempo determinato. Fino al 2026 saranno centinaia gli assunti con questa tipologia di contratti, che vanno ad aggiungersi al personale contrattualizzato con assegni di ricerca e altre tipologie contrattuali discontinue, incompatibili con il lavoro di ricerca. Cosa ne sarà di loro quando i fondi del Next Generation EU finiranno? Se non verranno sostituiti da finanziamenti ordinari la bolla esploderà e molte precarie e precari, con il loro fondamentale capitale umano, perderanno il lavoro”.  Ora, “finanziamenti ordinari” e “Pnrr” sono due concetti che non vanno molto d’accordo. Quanto meno se si parla di ordinarietà di lungo periodo (per le mancette e le elemosine c’è sempre tempo, quelle vengono date di continuo, come dimostrano tristemente le politiche di tutti i governi). Ma su quello la consapevolezza è ineliminabile: dopo il 2026, come si legge, si va all’inferno. Insomma, è abbastanza difficile produrre ordinarietà se per anni si sfrutta un sedicente fondo che la ostacolerà negli anni successivi.

Tutto l’apparato pubblico dovrebbe schierarsi contro parametri che ci stanno ammazzando

La maggior parte dei dipendenti pubblici, ricercatori, impiegati o ciò che sono, tralasciano spesso un aspetto che è fondamentale: i soldi mancano, e non per colpa nostra. Mancano perché siamo impossibilitati a finanziare qualsiasi cosa, perché siamo invischiati in nuovi prestiti che producono nuovi debiti futuri in grado di ostacolare praticamente tutto, dagli assegni di ricerca al banalissimo asfalto delle strade. Su queste pagine lo abbiamo ribadito più volte, anche sottolineando lo stato pietoso di altri settori pubblici dell’economia completamente abbandonati a loro stessi, come quello dei Beni culturali (un esempio tra tanti, sia chiaro). Dunque, il sostegno contro il precariato – specialmente se riguarda il pubblico – è sacrosanto. Altrettanto sacrosanto è sperare che tutte queste categorie sociali si rendano conto, in massa, con conoscenza dei numeri e dei fatti, che lo Stato, imbrigliato com’è in parametri assassini che non gli consentono di fare spesa pubblica per ripagare un debito che non ripagherà mai (a meno che gli strozzini non siano diventati magicamente un’occasione di riscatto per chi finisce nelle loro grinfie) difficilmente darà loro diritti che sono inalienabili ed indiscutibili. Tutte le categorie che affogano nel precariato devono sviluppare la coscienza di quanto Maastricht – che incide su tutto, scuola, Sanità, e sì, pure ricerca – sia qualcosa contro cui marciare, con consapevolezza e realismo. Il problema di far fronte alle necessità di investimento affidandosi in modo biblico a un fondo che per metà produce altro debito – il Pnrr – è di natura sociale. Anche comprensibile, dal momento che la maggior parte dei lavoratori si interessa della propria specializzazione, come è giusto che sia, e non si occupa di analizzare il dramma di un pilota automatico che, nel futuro, genererà altri tagli, altri fondi mancati alla ricerca e in generale a qualsiasi investimento pubblico. Un gioco delle tre carte a tutti gli effetti. Di cui, ci auguriamo, sempre più persone assumano una consapevolezza reale.

Stelio Fergola

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