Roma, 5 giu – Il celebre murale “Apoteosi di fascismo” nella sala del Coni a Roma sarebbe “imbarazzante”. Qualcuno ha detto che La Stampa al momento vale quanto Repubblica. Il che, leggendo gli “approfondimenti” del quotidiano in oggetto, potrebbe essere perfino una descrizione moderata. L’ultimo pubblicato (e chissà che mentre scriviamo non ne facciano leggere altri, vista la produzione fordista di idiozie) è relativo, per l’appunto, al murale in questione.
Apoteosi di fascismo al Coni, il delirio: “Imbarazzo, si sono trovati faccia a faccia con il Duce”
Era già successo qualcosa di simile con l’obelisco del Foro Italico poco distante, fuori allo Stadio Olimpico di Roma, con la scritta “Mussolini”. Ci furono vari attori, da quel fine pensatore di Chrstian Raimo fino al “solito” Emanuele Fiano, a chiedere a gran voce la rimozione dell’obelisco o comunque di quella “orribile” scritta: una delle protagoniste del delirio fu quel genio indimenticato di Laura Boldrini, che speriamo di vedere ancora alla ribalta della politica solo perché – diciamolo – abbiamo bisogno di farci quattro risate, vista la durezza e gli affanni di questa povera esistenza. Adesso, forse, si innesca una nuova miccia. Anche se in realtà anche sul murale in questione si generano polemiche ormai con cadenza decennale, quindi chi può dire se questa sarà la prossima o meno. Di certo, l’articolo su La Stampa è sufficientemente delirante da innescare la miccia. “Lo staff di European Athletics è entrato al Salone d’onore del Coni e si è trovato faccia a faccia col Duce”. Il dipinto viene descritto come “un imponente murale inequivocabilmente intitolato ‘Apologia del fascismo’ e lì Mussolini è nel mezzo della gloria, tra gerarchi e popolo adorante, circondato da allegorie che evocano la guerra”. Vabbè.
Un’immagine che racconta una Nazione
Fuori dalle demenze da ignoranti, bisognerebbe cercare di vedere cosa ci sia nel dipinto in questione, prima di prodigarsi in indignazioni modaiole che generano il solo risultato di rendersi ridicoli. Ora, a parte che si chiama “Apoteosi”, cara Giulia Zonca (l’autrice dell’articolo per intenderci, il che poi in realtà mi sa costituirebbe un problema, visto che la “Apoteosi” probabilmente vi farebbe uscire di testa ancora di più, e già in quanto a lucidità non siete esattamente in forma). Ma le “allegorie che evocano la guerra” in quale pianeta sarebbero di preciso? Certamente, ci sono eccome anche aspetti, nel dipinto di Luigi Montanarini, che richiamano ad elementi che qualsiasi Nazione non può evitare di tralasciare, come quelli millitari e della difesa. Ma poi: braccianti, gerarchi, scolari, alti dirigenti, in generale tutte le componenti attive della società, riunite nel superiore interesse della Nazione sotto lo stimolo della ben nota “concordia di classe”. A questo punto anche la parata dei bersaglieri del 2 giugno potrebbe generalizzare tutto l’evento ed ecco che la Repubblica Italiana, quella super pacifica (fin troppo, a dire il vero) diventa una sottospecie di organismo di morte.
Da notare che di frasi scandalizzate di European Athletics non se ne legga mezza. Certo, si parla di “rimbalzi alla ricerca di una sala neutra”, ma fa ridere solo osservarle, queste parole: chi li ha fatti “rimbalzare”? Sembra proprio tutta ma tutta farina del sacco della “riflessione” pubblicata sulla Stampa. Auguriamo a questa polemica tanta fortuna: perché sarebbe l’ennesimo strapiombo di una cultura dominante decisamente allo sbando. Io nel frattempo, per tutta risposta, vado a mettermi come sfondo del desktop il dipinto della “Apoteosi”.
Stelio Fergola