Roma, 16 mar – Il 17 ottobre 1905 nasceva ad Asiago uno dei più abili piloti dell’aviazione italiana: Andrea Zotti. Da piccolo venne a conoscenza dell’orrore causato dalla guerra, dalle bombe e dalla morte che invasero l’Altopiano tra il 1915 ed il 1918. Rimase colpito, però, da un mezzo molto particolare: l’aeroplano.
All’inizio del ‘900 era difficile immaginarsi un aereo come quello che comunemente vediamo ora, ma il desiderio di volare e vedere il mondo da un’altra prospettiva ha sempre entusiasmato l’uomo fin dagli albori della sua esistenza. Di conseguenza, a vent’anni Andrea Zotti si arruolò nella Regia Aeronautica e nel 1925 frequentò l’Accademia di Caserta, dalla quale uscì con il rango di sottotenente pilota. La sua ambizione, però, era diventare pilota di caccia. Zotti mise subito in campo le sue abilità come pilota: agile, veloce, quanto mai letale. Per questo, ancora giovanissimo venne affidato a V Stormo “Giuseppe Cenni” di stanza a Roma presso l’Aeroporto di Ciampino.
Nel 1934 iniziò la sua avventura in Estremo Oriente. Qui, infatti, Chang Kai – Shek aveva fatto importare dall’Italia numerosi aeroplani per rifornire la sua aeronautica in vista di una guerra contro i Comunisti di Mao e contro i giapponesi che premevano da est in maniera irrefrenabile. Andrea Zotti ebbe il compito di preparare ed addestrare i piloti cinesi per utilizzare al meglio gli agili velivoli italiani, migliori sicuramente di quelli dell’esercito cinese nazionalista.
Una volta tornato in Italia nel 1936, frequentò la Scuola di guerra aerea di Firenze, dalla quale uscì con il ruolo di maggiore già l’anno dopo. All’inizio dell’estate del 1937, mentre in Spagna infuriava la Guerra Civile, Zotti partì volontario e gli venne affidato il XXIII Gruppo “Asso di Bastoni” dell’Aviazione Legionaria, il corpo dell’Aeronautica Italiana inviato come contingente volontario al fianco dei nazionalisti di Francisco Franco.
È proprio in Spagna che il mito di Andrea Zotti si consacrò. Si distinse subito quando, il 6 luglio 1937, riuscì a colpire e far precipitare un Polikarpov, uno dei migliori aerei mai prodotti in Unione Sovietica ma di sicuro non paragonabile al Fiat C.R. 32 usato da Zotti. Il giorno successivo ne abbatté un altro ma, essendosi il suo velivolo gravemente danneggiato, dovette rientrare in base per ripararlo. Nel giro di un anno Zotti abbatté altri 6 aerei del Fronte Popolare e ne danneggiò probabilmente altri 4 ottenendo, in tutto, 9 vittorie. Zotti venne congedato assieme al Generale Aldo Remondino.
Al rientro venne decorato con due Medaglie d’Argento al Valor Militare in quanto “comandante di gruppo da caccia, ripetutamente distintosi in precedenti cicli operativi, compiva alla testa del suo reparto, molte altre difficili azioni belliche, conseguendo risultati brillantissimi e dando costante esempio ai suoi dipendenti di cosciente audacia e di freddo sprezzo del pericolo”.
L’avventura dell’aviatore di Asiago finì nel 1940. Mentre si accingeva a testare i nuovi aeroplani prodotti dalla casa torinese, dopo aver volato per più di 2400 ore totali, il velivolo di Zotti subì un guasto e precipitò nel Mar Tirreno uccidendo il colonnello e gli altri suoi compagni. Era il 16 marzo 1940 e l’Italia perdeva uno dei suoi più valorosi e famosi aviatori dai tempi di Francesco Baracca.
Tommaso Lunardi
Eroi dimenticati: Andrea Zotti, asso dell’Aviazione Legionaria
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1 commento
questi racconti sono come una bombola di fresco ossigeno in mezzo a tanta tantissima aria inquinata e maelodorante. Credo sia abbastanza interessante un piccolo appunto (per conoscenza diretta) sull’Italia ai tempi del Fascismo: proprio ad Asiago,città natale del nostro Eroe dei Cieli qui giustamente ricordato, si svolgevano con frequenza ciclica dei corsi di addestramento al volo su aliante riservati agli studenti dei Licei, ma come cosa normale,non una cosa eccezionale destinata solo ai figli dei vip di allora,con rilascio di abilitazione al volo; decisamente una esperienza non secondaria a quei tempi nei quali la maggior parte delle popolazione non era mai andata in aereo.
il piccolo “aereoporto” di Asiago è rimasto tale e quale da allora.