
In generale nel 2015 nell’Unione Europea la percentuale di persone economicamente attive, ovvero persone che sono nel mercato del lavoro o vorrebbero esserci (si escludono quindi ad esempio studenti o pensionati), si attesta al 77,3% per i cittadini comunitari mentre appena al di sotto del 70% per quelli provenienti da Paesi terzi. Gli altri Paesi Ue dove il tasso di attività dei cittadini extra-Ue supera quella dei locali sono Grecia (80,7% contro 72,6%), Slovenia (83,5% contro 75,7%), Slovacchia (81,3% contro 76,2%), Spagna (82% contro 78,7%), Cipro (81,5% contro 79,3%), Portogallo (80,9% contro 79%), Repubblica Ceca (79,2% contro 78,7%) e Ungheria (74,1% contro 73,8%). In tutti gli altri Stati Ue, il tasso di attività è inverso: gli extra-Ue sono meno attivi dei cittadini nazionali. Le differenze più ampie si trovano in Olanda (82,2% di nazionali contro il 59% dei paesi terzi), Finlandia (80,3% contro 61,5%), Germania (83% contro 64,7%), Francia (78,1% contro 62,4%), Danimarca (82,1% contro 66,5%), Svezia (87% contro 71,7%) e Belgio (74% contro 59,4%).
Ma anche a questo c’è una spiegazione: in Germania e Francia esiste pur sempre un briciolo di stato sociale. È per esempio più difficile sfruttare gli immigrati se hai il salario minimo fissato per legge, come in Francia (e non a caso si sta pensando di toglierlo). Inoltre l’economia va globalmente meglio che da noi, quindi riesce ancora ad assorbire soprattutto la manodopera locale. Nei Paesi più sfigati dell’Unione le cose vanno invece altrimenti: l’economia arranca, ma che importanza ha, tanto arrivano barconi ogni giorno pieni di nuove braccia. Anche se a sentire il tg sono tutti bambini siriani: imbarcazioni su imbarcazioni piene solo di bambini siriani in fuga dalla guerra. E pazienza se spesso già a un primo sguardo sembrano poco bambini e pure poco siriani. La sostituzione di popolo passa anche da qui: via l’obsoleto lavoratore italiano, così fissato con arcaiche richieste come paga decente e qualche diritto qua e là, dentro il prodotto più performante, il lavoratore migrante, che non rompe le scatole e si accontenta di due soldi. Ah, come sono buoni.
Adriano Scianca
5 comments
come nei suoi libri e nelle sue prefazioni, così nei suoi articoli, Scianca coglie sempre la realtà dell’evo attuale: decadenza spirituale e crisi materiale della civiltà occidentale.
…al solito ottima analisi di Scianca. Diranno certo che questa è la riprova che gli immigrati fanno ciò che gli italiani non vogliono fare…
Cosa pensa di questo studios* bocconian*?
http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=3479
A me personalmente, sembra abbastanza di parte. Innanzi tutto già il nome dell’autrice dell’ articolo, fa chiaramente pensare ad una persona quantomeno di origini immigrate, e come tale emotivamente e culturalmente schierata dalla parte dei suoi “protetti”.
Poi ci sono argomentazioni alquanto criticabili. Ad esempio dice che gli immigrati oltre a percepire salari spendono denaro, sottintendendo così che contribuiscono a far girare liquidità.
Ma è una affermazione ingenua – se fatta in buonafede – anche perché si sa benissimo che molti, tra gli immigrati, spediscono buona parte di quanto guadagnano alle famiglie di origine, contribuendo invece così a far uscire “fisicamente” ed a tutti gli effetti denaro, non solo dall’italia, ma dalla intera UE.
E poi trascura completamente (e secondo me, volutamente) l’ aspetto più importante, ovvero di come gli immigrati finiscano immediatamente (ed inevitabilmente) ad alimentare il circuito ed il mercato del lavoro scadente, non qualificato, a bassissimo costo.
A riassumere, mi sembra una tirata un po’ superficiale, degna della peggior boldrini.
La legge dovrebbe impedire l’assunzione di stranieri extra comunitari. Io sono disoccupato e il mio posto di lavoro lo ha uno straniero! Ma a che fare sono italiano? È questa ancora la mia patria ? Che significa patria? Che io vengo meno del primo che capita di un altra nazione ??? Ma scherziamo???