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I lupi tornano a Roma. Prima riproduzione dopo oltre un secolo

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Roma, 26 set – Il Lupo è tornato a Roma. Dopo più di cento anni, la Capitale riabbraccia finalmente il suo totem. Era infatti più di un secolo che non si registrava la presenza di lupi nel territorio del Comune di Roma, a causa della campagna di criminalizzazione e caccia contro il nobile predatore che nel 1970 ha addirittura rischiato di farlo scomparire da tutto il territorio italiano, prima che venisse finalmente inserito tra le specie protette.
Nell’Oasi Lipu di Castel di Guido la foto-trappola posta tra gli alberi ha recentemente scattato una foto che gli esperti aspettavano da tempo: quella di cuccioli finalmente nati nella riserva naturale del Litorale romano. Il monitoraggio del territorio era cominciato nel 2013 quando la presenza di un primo lupo, nominato Romolo, era stata individuata in seguito al ritrovamento di alcuni escrementi. Ma sembra che questo prima esemplare non si fosse fermato a lungo.

Poi, nel 2016, un altro lupo è arrivato nella riserva, probabilmente – almeno secondo Alessia De Lorenzis, responsabile dell’Oasi Lipu Castel di Guido – attraverso una serie di corridoi ecologici, come siepi, boschetti e sentieri, partendo dai territori limitrofi, presumibilmente Tolfa o Bracciano. Numa, questo il nome che gli è stato dato dai ricercatori, ha poi formato un primo nucleo con una femmina, Aurelia, anch’essa giunta nella riserva. La foto dei cuccioli sembra provare che la coppia si sia finalmente riprodotta nella riserva, dando vita alla prima riproduzione naturale di lupi nel territorio di Roma.

La notizia, oltre all’importantissimo valore scientifico, ha anche una fondamentale importanza simbolica. Il Lupo infatti è animale di Marte, padre divino del mitico fondatore di Roma, e l’irrompere improvviso di nuovi lupi a pochi passi dal territorio urbano non può che ricordare il rito dei Lupercalia, in cui i Luperci – uomini-lupo e nomadi cacciatori compagni d’arme e quindi “branco” del figlio del Lupo Romolo – irrompono nel mondo cittadino e umano per fecondarlo e garantire la continuità di Roma con la sua discendenza sacra.

Un ritorno simbolico, anticamente si sarebbe detto un “segno”, che proprio in uno dei momenti di massima decadenza dell’Urbe sembra avvertirci della necessità di invertire un processo che sembra inarrestabile e ridare vita a ciò che sta marcendo. Oltre ad essere una risposta ai tentativi ignobili e pavidamente ignoranti di criminalizzazione dell’animale portati ancora oggi avanti da alcuni esponenti di media e istituzioni italiani culturalmente, politicamente ed esistenzialmente nemici del Lupo. E quindi di Roma.

Carlomanno Adinolfi

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