Roma, 31 lug – Non è la prima volta che Israele rischia di far letteralmente esplodere il Medio Oriente, ma con l’attacco su Teheran la questione si fa ancora più complicata, non bastassero già le “noie” libanesi. Peggiorate da un altro attacco in cui Tel Aviv dichiara di aver ucciso il “numero due di Hezbollah”. La situazione è pessima, nonostante l’Iran non abbia alcun interesse ad avviare sul serio una guerra con Tel Aviv, per ovvi motivi (relativi soprattutto al timore che a quel punto possano scendere direttamente in campo anche gli Stati Uniti). Il punto è il solito: se il confine si supera, anche la più paziente delle strategie conservative rischia di saltare…
Israele e l’attacco a Teheran
La residenza è privata, visto che tale era l’abitazione in cui risiedeva il capo di Hamas Ismail Haniyeh. Peccato che la città sia Teheran, leggasi la capitale dell’Iran, quindi sul territorio di un Paese con cui le scintille negli ultimi mesi si sono moltiplicate. L’attacco è avvenuto alle 2 di notte locali. L’ agenzia di stampa saudita Al-Hadath afferma che la residenza è stata colpita da un missile guidato. Haniyeh, a capo dell’ufficio politico di Hamas dal 2017, era stato anche primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese dal 2006 al 2007, oltre che capo dell’amministrazione della Striscia di Gaza dal 2014 al 2017.
L’ennesima invasione su un altro territorio
Era già accaduto a Damasco, quando ci fu l’attacco al consolato iraniano. In questo caso, non si parla solo di un territorio sovrano altrui, ma anche di una residenza privata, sebbene coinvolgente un leader straniero. Per non citare nemmeno quanto accaduto anche a Beirut. Insomma, il rischio è sempre maggiore, sempre più esteso e sempre un filo oltre quello corso precedentemente. Le difficoltà della guerra a Gaza, ormai palesi da mesi, stanno spingendo Tel Aviv a rischiare quasi il tutto per tutto: almeno, questa è la sensazione, se si pensa ai momenti in cui le “piccole escalation” del Medio Oriente di questo convulso 2024 hanno sfiorato la possibilità di estendersi ulteriormente.
Teheran è consapevole della situazione e ovviamente parla di “risposta adeguata”. Frattanto, le autorità hanno convocato un – prevedibile, questo sì – Consiglio di supremo di sicurezza nazionale. E piovono critiche dal presidente palestinese Abu Mazen, dagli Houthi, da un intero fronte nemico ma anche “esterno” come quello turco: anche Ankara, infatti, ha condannato duramente l’attacco israeliano.
Alberto Celletti