Roma, 31 lug – Alle Olimpiadi prosegue la leggenda italiana nella scherma. Spada, per essere precisi, e battendo le francesi, rivali numero uno, sul loro territorio. Una goduria difficilmente esprimibile con parole. Alberta Santuccio, Rossella Fiamingo, Giulia Rizzi e Mara Navarria lo hanno fatto cantando l’inno, sul grado più alto del podio, dopo la premiazione.
Sul filo (e con il pubblico contro) si gode di più
Il luogo era il Gran Palais, e tutto era contro. Pubblico, ambiente, aria. Non bastassero le polemiche sulle medaglie “scippate” agli atleti italiani di questi primi giorni di Olimpiade. Alla fine a prevalere è però il tricolore italiano e non quello transalpino. E chi voleva cantare ancora la Marsigliese è rimasto a bocca asciutta. Perché, dopo l’ultima stoccata decisiva di Santuccio, ad essere intonato è stato il Canto degli Italiani. Delle italiane, in questo caso, perché la magia di Flamingo, Rizzi, Navarria e Santuccio non ha paragoni. Specialmente se messa di fronte ad ottomila francesi letteralmente ammutoliti. Che trionfo, ragazze!
La leggenda italiana nella scherma non finisce mai
Vengono alla memoria la solita Valentina Vezzali, l’oro nella sciabola di Aldo Montano nel 2004. Pesi diversi, ma sempre importanti: la prima è stata una letterale “arraffa-tutto” in termini di medaglie (sul grado massimo del podio a Sydney, ad Atene, a Pechino), il secondo molto meno. Ma questo è un pensiero appassionato e non un rigoroso riepilogo storico. Di una storia, quella d’amore tra l’Italia e la scherma, che non finisce mai. Le stesse trionfanti ragazze di ieri sera al Gran Palais hanno vinto l’Europeo a squadre solo un mese fa, e in generale la passione per tutte le specialità di categoria sembra inesauribile. Una passione che produce amore e gloria. Per un Paese che di gloria ha bisogno più di qualunque altro.
Stelio Fergola