Roma, 23 giu -Visto che in fondo stiamo vivendo in una sorta di realtà distopica da parecchi anni, oggi vi parlerò di alcune curiosità legate al romanzo 1984 di George Orwell, libro che ahi noi ormai è quasi diventato un saggio, più che un’opera di fantasia.
1984, i primi approcci
Non ricordo esattamente quando è stata la prima volta che lo lessi, credo avessi poco più di vent’anni e ciò che leggevo mi affascinò immediatamente, ma mi sembrava il geniale racconto di una mente sopraffina, non certo un viaggio nel tempo nel nostro futuro. Del resto eravamo nella seconda metà degli anni ’90 e certe tematiche erano ancora ben lungi dal diventare così prepotentemente di moda. E poi, appunto, ero solo un ragazzino… Ho riletto poi svariate volte il romanzo e, di volta in volta, mi sembrava sempre meno un’opera di fantasia, bensì la cronaca del presente. Temo che se lo leggessi proprio in questo momento alcune cose mi sembrerebbero addirittura un racconto del passato. Ma vediamo più nel dettaglio come si è arrivati alla stesura dell’opera.
Nineteen Eighty-Four (titolo originale dell’opera) venne dato alle stampe nel 1949, quando un disilluso George Orwell si trovò a continuare il discorso sull’animo umano e sui totalitarismi, già iniziato nel 1945 con La fattoria degli animali (Animal Farm). La seconda guerra mondiale aveva fatto sì che Orwell perdesse ogni fiducia nella politica convenzionale, in particolare nell’utopia socialista, che invece aveva abbracciato in gioventù. Senza entrare nei particolari della trama (che mai come in questo caso è secondaria rispetto alla tesi esposta, anche se ugualmente geniale), ci troviamo appunto nel 1984 in un mondo post guerra atomica diviso in tre grandi potenze, Oceania, Eurasia ed Estasia, nel quale le sovranità nazionali e la verità storica, presente e passata, non contano più assolutamente nulla. Vi ricorda forse qualcosa?
L’influenza culturale
Nella Londra di questo contesto si muove il protagonista Winston Smith ed il Grande Fratello, che tutto controlla e tutto decide. Inutile sottolineare quanto 1984 abbia influenzato la cultura a venire, nel bene e nel male, anche se al momento della pubblicazione venne pesantemente ostracizzato, soprattutto a sinistra. Basti pensare che Palmiro Togliatti lo definì un attacco della borghesia al proletariato. David Bowie cercò di farne un musical, ma non ottenne mai i diritti dalla vedeva Orwell, quindi si limitò alle canzoni 1984 e Big Brother. Il romanzo ebbe invece due trasposizioni ufficiali: Nel 2000 non sorge il sole del 1956 di Michael Anderson ed il ben più famoso Orwell 1984 del 1984 di Michael Radford, che rispetta nelle riprese i mesi e i luoghi del romanzo.
Brazil del 1985 di Terry Gilliam, invece, ne è una trasposizione semi ufficiale, tanto che il regista avrebbe voluto intitolarlo 1984 ½. Tornando in campo musicale, gli Eurythmics hanno inciso l’album 1984 (For the Love of Big Brother), come colonna sonora del film di Radford. Tra gli altri casi più famosi doveroso segnalare Karma Police dei Radiohead, ispirata alla Psicopolizia del romanzo e la band 1984, attiva dal 1964 al 1968, che aveva tra le sue fila il futuro chitarrista dei Queen Brian May.
Nonostante il boom delle serie tv l’unico adattamento risale al 1954, quando Rudolph Cartier girò 1984 per la BBC, anche se recentemente si è vociferato della possibilità di una nuova trasposizione per la televisione, ma, visti i tempi woke nei quali viviamo, non so se sarebbe esattamente una grande idea. In compenso non si contano le serie che prendono ispirazione dal romanzo, Person of Interest (stupenda e poco conosciuta, tanto da meritare un articolo a parte prossimamente), Utopia e Mr. Robot su tutte. Anche il mondo del fumetto ha pagato il suo tributo ad Orwell, basti pensare a V for Vendetta di Alan Moore & David Lloyd.
Proprio nel 1984 la Apple affidò a Ridley Scott uno spot per lanciare il Macintosh, nel quale la Apple entrava con una nota di colore nel grigio regime dittatoriale informatico, rappresentato dalla IBM. Spot che scatenò poi diverse polemiche per avere utilizzato come attori dei veri skinheads.
E per concludere vogliamo parlare del reality show Grande Fratello? l’incubo peggiore di Orwell si è avverato: il Grande Fratello è ormai un termine quasi positivo ed usato per fare audience e, quindi, per controllare le menti. Ma del resto internet non è un enorme Grande Fratello esso stesso, al quale tutti noi ci siamo affidati spontaneamente e con gioia?
Roberto Johnny Bresso