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La magistratura dice alla politica cosa (non) fare: ecco perché la riforma è imperativa

by Aurelio Del Monte
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magistratura politica

Roma, 19 ago – Scrive bene il Giornale, in tal senso: basta un qualsiasi motivo pernicioso per trovare il pretesto di attaccare. Ovviamente la politica, la stessa che ci suscita – a ragione – tante critiche ma che è anche ostaggio di una classe giudiziaria pronta a “premere” non appena le cose non vanno nel verso previsto, anche fossero lievissime deviazioni. L’antiberlusconismo è alle spalle – forse – ma la cultura dell’onnipotenza della magistratura (cosa ben diversa dalla “indipendenza”) non sembra morire.

Ci risiamo, la magistratura lancia avvertimenti alla politica?

Ovviamente, non possiamo ancora averne la certezza, e se c’è una cosa che ci ha insegnato il cosiddetto “ventennio berlusconiano” è che il breve periodo è quello meno indicato per trarre conclusioni. Jn quel breve periodo, infatti, Silvio Berlusconi – che nessuno vuole santificare e siamo costretti a ribadirlo – sembrava una specie di incrocio tra Totò Riina e Pablo Escobar, e per qualche sinistro irrecuperabile continua ad esserlo. Il lungo periodo, però, ha mostrato l’inconsistenza di gran parte delle accuse di cui il patron e fondatore di Mediaset venne imputato, al punto che lo stesso è stato inchiodato per una “banale” evasione fiscale (non certo giustificabile, ma non in grado di qualificarlo in modo così diverso da un Valentino Rossi qualsiasi, il quale pure ebbe a suo tempo grane con il fisco).

Ora l’obiettivo parrebbe essere Arianna Meloni, sorella di Giorgia. Eventualmente, per colpire il premier stesso, chiaramente. Ancora non c’è certezza neanche riguardo il presunto avviso di garanzia paventato da Alessandro Sallusti, ma la questione di per sé ci mostra un fatto inequivocabile: siamo talmente abituati alle “indagini” dei giudici sui politici “ostili” (che poi non sono neanche troppo ostili, non stiamo parlando certo di un governo così disallineato) da essere entrati in una forma di “psicosi prevenvita”, che con l’ultimo esecutivo a guida Fratelli d’Italia sembra più pronunciata che in passato. Non si tratta di un aspetto di poco conto: misura in modo piuttosto limpido una “maturità” in tal senso. E non si tratta di una maturità positiva, ma del risultato di un dramma socio-politico che dura praticamente ininterrottamente dal 1992.

Antiberlusconismo finito, ma…

Bisognerebbe anche fare presente come l’antiberlusconismo sia stato un “unicum”, in tal senso. Sarà in ogni caso molto difficile replicarne le esatte fattezze. Nessun nemico politico della sinistra e delle correnti dominanti della magistratura ha le fattezze del defunto Cavaliere:  economiche, anzitutto. L’immagine dell’imprenditore di successo era facilmente associabile all’uomo avido, disonesto e “mafioso”, e in quanto tale maggiormente in grado di fare presa sulla cultura di massa. Né Matteo Salvini né Giorgia Meloni possono emularne in nessun modo quella che potremmo chiamare l’ “estetica sociale”.

La riforma di Carlo Nordio e tutte le leggi che il ministro della Giustizia sta proponendo sono una priorità assoluta per il futuro di questo Paese. Perché se vogliamo una classe dirigente degna – cosa che indubbiamente ci manca da decenni – dobbiamo anzitutto consentirle di agire senza la mitragliatrice puntata contro -pur metaforicamente – dalle toghe orientate.

Aurelio Del Monte

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