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La solita destra polverosa che critica Musk per i motivi sbagliati

by Michele Iozzino
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Roma, 28 nov – In un articolo di qualche giorno fa apparsa sul Giornale Stelio Solinas ritrae la figura del momento, ovvero il tecno-stregone dark Maga Elon Musk, e ne fa una notevole stroncatura. Ma tra accuse fondate e altre meno, quello che sembra contare davvero per Solinas è che ogni ottimismo per il futuro sia da condannare. Un’idea questa che, Musk o non Musk, sembra però una resa di fronte alla realtà e soprattutto alla volontà di agire sulla realtà.

Solinas critica Musk, ma per i motivi sbagliati

Se da una parte fa bene Solinas a mettere in guardia il pubblico italiano – il quale d’altronde s’innamora più spesso dei personaggi, soprattutto se esteri, che dei contenuti – su alcune delle ambiguità del posizionamento politico di Musk, dal suo anti-statalismo fino all’aver flirtato per una vita con gli ambienti liberal. Dall’altra, le critiche, al posto che andare in profondità, si risolvono per lo più in qualcosa di ombelicare, in un mi piace o non mi piace, che rischia di diventare macchiettistico. Anzi, il filo conduttore di ciò che Solinas rimprovera a Musk è la volontà di andare oltre. Così, immancabile, arriva il riferimento alla grecità come cultura del limite: “I Greci chiamavano hybris l’eccesso, l’andare oltre, il non rispettare i limiti, la megalomania della conquista e del potere, l’assenza arrogante di regole. Non mi piace l’hybris di Elon Musk, sudafricano, canadese o americano che sia. Resto greco”. Via via questo eccesso diviene “la sovrabbondanza di figli dai nomi impronunciabili”, la “arroganza imprenditoriale”, la “fantascienza marziana”, il suo “fanta-ottimismo” fino al “voler vivere oltre la vita”. Insomma, più che il limite Solinas sembrerebbe volere l’immobilismo, mettendo all’indice ogni spinta in avanti. Ma questo, più che il marmo dei greci assomiglia al ristagno di una palude. Lo spirito autenticamente greco non è in una decadenza esausta che dice no a tutto, come poteva essere quella dell’internazionale passatista rappresenta da Corra e Marinetti ne L’isola dei baci, ma è spirito creativo, vitale, innovatore, conflittuale, fondativo. È Eracle che libera Prometeo.

“È un tecno-ottimista e ha nella macchina il suo dio”

Lo scandalo di Musk sarebbe quindi quello di una “destra progressista”, che per Solinas è un “ossimoro”. Se in effetti quello di progresso è un termine problematico, con tutto quello che concerne una certa visione lineare del tempo (a cui però non sfugge nemmeno una speculare tendenza regressiva con lo sguardo piegato all’indietro anziché in avanti), per quest’ultimo il progressismo si risolve semplicemente nella fiducia nel futuro, nel credere che possa essere migliore del passato. In questo Musk diventa un “tecno-ottimista” che “ha nella macchina il suo dio”. Non può mancare l’accusa di transumanesimo: “lavora all’idea di un altro tipo di umanità, migliore di quella che, per definizione, è la nostra da millenni, la condizione umana nella sua finitezza”. Ma queste sono tutte definizioni che potrebbero calzare perfettamente, ad esempio, a un personaggio come Marinetti, magari sostituendo all’etichetta transumanista quella sovrumanista. L’“ottimismo artificiale” è sempre stata una delle cifre essenziali del fondatore del futurismo, così come il culto della macchina e quindi della creatività umana, fino alla volontà di accrescere l’uomo e – perché no – superarlo, basti a Gazurmah, figlio metallico e divino di Mafarka, e all’“uomo moltiplicato” come “tipo non umano e meccanico, costruito per una velocità onnipresente”. Non che Musk debba essere il nuovo Marinetti. Anche al di là del riferimento a Marinetti, non si capisce infatti quale sia il problema nell’essere “tecno-ottimismo”. La catastrofe sarebbe quella del disfattismo. Allo stesso modo, l’opposizione tra tecnica e uomo ha poco senso, essendo la tecnica un prodotto dell’uomo e della sua capacità spirituale. Ma in fondo il pericolo più grande è quello di chiudere gli occhi di fronte alla realtà che ci circonda, di smettere di sfidare il proprio tempo e immaginare il futuro, solamente perché non ci piace quello immaginato dagli altri.

Michele Iozzino

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