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La tristezza di scatenare la violenza urbana per una Playstation

by Stelio Fergola
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violenza Playstation

Roma, 5 ago –  L’ironia è che chi scrive sia un grande appassionato di videogiochi, a dispetto di chi a New York ha scatenato caos e violenza per accapparrarsi una Playstation. Proprio così, una dannatissima Playstation. Una console per videogiochi, appunto, uno svago. Il quale, di per sé, ovviamente non ha nulla che non va, come qualsiasi passione o passatempo di questo mondo. A scatenare la follia è la promessa di un influencer statunitense, come riportato da Tgcom24. Il che, forse, rende la faccenda perfino più grave, andando a toccare la tendenza di interi gruppi sociali ad “automatizzarsi”: e neanche per beni essenziali, ma sostanzialmente per un balocco.

Violenza e caos per un Playstation: le “promesse” dell’influencer e il delirio generale

La violenza per accaparrarsi una Playstation nasce da un messaggio social, inoltrato su Twitch dallo streamer Kai Cenat, il quale aveva promesso i propri fan una delle popolari console Sony in omaggio, insiem computer e microfoni. Dando anche un’orario in cui sarebbe avvenuto tutto ciò: appuntamento alle ore 16.00 a New York, in Union Square. E fin qui, con un pochino di impegno, la cosa può anche starci: sì, certamente si tratta di puro marketing e di richiami tribali, d’accordissimo. Ma al massimo la riflessione può flettere su un ipotetico regalo materiale, indipendentemente se poi si concretizzi o meno. Il dopo, però, lascia estereffatti: migliaia di persone si radunano sul luogo dell’appuntamento e perdono completamente la testa, addirittura scatenando una rivolta: lanci di bottiglie, spranghe e calci contro le automobili, con la polizia colta completamente si sorpresa. La domanda banale e imbarazzante è semplice: perché?

Il disagio di una società allo sbando

Le testimonianze del capo del New York Police Department, Jeff Maddrey, parlano da sole: “Quando l’influencer è arrivato, chi era nel parco ha iniziato a commettere atti di violenza contro il pubblico e la polizia”. E, ovviamente, non sono mancati gli arresti: si parla decine di persone, sebbene il numero esatto non sia chiaro, nonché perfino alcuni feriti lievi, sia fra le forze dell’ordine che fra il pubblico. Kai Cenat, nel caos generale, viene arrestato. Potrebbe essere accusato di “incitamento alla rivolta”. L’influencer, con i suoi sei milioni e mezzo di follower su Twitch, gode di un numero di abbonamenti record con più di 300.000 persone che hanno pagato in febbraio per  accedere ai suoi contenuti. Per gli agenti l’accaduto “mostra il potere dei social media”. Vero. Ma rende evidente anche il disagio profondo di una società come quella occidentale che, oltre ad essere priva di valori spirituali, dimostra di aver perso la bussola perfino su quelli materiali. Intendiamoci, un caos come di Union Square non è semplificabile con una “rivolta per una Playstation” o per qualsiasi bene di intrattenimento e consumo di questo mondo. L’incipit era una sintesi, un riassunto della questione. Perché la profondità è dannatamente più preoccupante: quello di comunità occidentali – statunitensi in testa – prive di qualsiasi punto di riferimento, spesso affoganti nella povertà ma al tempo stesso completamente traviate da bisogni del tutto secondari. Al punto tale da perdere completamente la lucidità.

Stelio Fergola

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