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L’ideologia woke non va più di moda

by Michele Iozzino
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Roma, 25 nov – Una “grande bestia ferita” che tenta rabbiosa gli ultimi colpi di coda, così su La Verità di ieri Francesco Brogonovo descrive l’ideologia woke, ormai preda di una vera e propria crisi di rigetto da parte di quel sistema che aveva provato a infettare.

Le grandi aziende stanno abbandonando la deriva woke

Se già a inizio anno Sergio Filacchioni poteva annunciare dalle colonne del nostro giornale che il woke fosse finito, significa che qualcosa era nell’aria da tempo. Un’inversione di tendenza che si rende ora ancora più evidente. Così l’avanzare della melma woke non solo ha subito una battuta d’arresto, ma è costretta a retrocedere. Borgonovo raccoglie una serie di importanti esempi che testimoniano questo fatto. Ci sono grandi marchi come Harley Davidson, Ford, la nota azienda di macchine agricole John Deere, Jack Daniel’s e la birra Coors che hanno deciso di darci una taglio, non prestandosi più alle valutazioni e alle patenti arcobaleno del Corporate equality index (Cei). Ancora più significativa è la presa di posizione un’emittente televisiva come Hbo che, in vista della nuova serie su Harry Potter prodotta proprio da Hbo, ha finalmente difeso J. K. Rowling. Diciamo finalmente perché solo qualche anno fa la casa produttrice Warner Bros, che fa capo anche a Hbo, avevo deciso di cancellare il nome della Rowling dall’ultimo film della saga di Animali fantastici per le sue posizioni ritenute transfobiche. Mentre ora la stessa azienda riconosce il “contributo inestimabile” della Rowling e il suo “diritto di esprimere il proprio punto di vista”. Insomma, le grandi corporation stanno abbandonando le derive woke. Ovviamente non per chissà quale ravvedimento culturale, ma perché non più così funzionale alle logiche di mercato.

Ma la battaglia non è finita

Perfino i cervelloni liberali di Liberi Oltre sembrano essersi accorti dell’antifona, con un articolo di Crescenzo Garofano che si chiede se il progressismo woke non abbia in fin dei conti premiato Trump. A prova di ciò viene portato il voto delle minoranze etniche che, da un dominio incontrastato dei democratici, si è spostato verso i repubblicani. Ma citiamo l’articolo di Garofano per un altro motivo. Quest’ultimo si apre con una vignetta, ripresa qualche anno fa anche da Elon Musk, in cui il protagonista inizialmente sta a sinistra nel suo compasso politico, ma rimane fermo mentre la sinistra si allontana sempre di più, fino al punto in cui suo malgrado si ritrova a destra a beccarsi del bigotto. Una parabola in cui forse si ritroveranno in molti e che ovviamente non viene recepita da Garofano, visto che si affretta a parlare di una speculare radicalizzazione a destra con Trump. Quello che dovrebbe far riflettere non è solo o non soltanto l’estremizzazione della sinistra, ma come questa finisca per fagocitare se stessa. Torniamo alla Rowling, anche lei potrebbe essere un esempio di vittima di questo spostamento della sinistra, da paladina liberal a reietta per non aver accettato l’ultimo aggiornamento del dogma. Ma questo non ci può bastare. Rimanere fermi, limitarsi a conservare o a sguainare le spade per dimostrare il colore delle foglie, senza riuscire a creare nuovi orizzonti e rinunciando a plasmare il futuro secondo i propri valori, non può essere la soluzione. C’è bisogno di qualcosa di più.

Michele Iozzino

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