Roma, 12 ott – La favolosa Ue, pregna dei successi ottenuti finora, sembra partorire una riforma dei trattati. Quanto meno, di proporla. Ma mica per tornare indietro. Per rivedere, chessò, qualche “dettaglio” (virgolettato sarcastico, chiaramente) che non ha funzionato in questi decenni. Nossignori, per andare avanti. Oltre. Se “l’Europa” (ammesso e non concesso che l’Ue lo sia, ma oggi il sarcasmo è di casa e concedetecelo) si dimostra un flop, la soluzione è la solita: più Europa.
Ue, proposte di riforma dei Trattati: per peggiorare ancora
L’ottimo lavoro di Gilberto Trombetta sui social network in questo senso va rimarcato. Soprattutto se cita, in ambito Ue, una proposta di modifica dei trattati presentata alla fine dell’agosto scorso al Parlamento europeo da vari personaggi quali Sven Simon, Helmut Scholz, Daniel Freund, Guy Verhofstadt e Gaby Bischoff. Ce lo ricordiamo, il mitico Guy, con particolare attenzione, quando faceva la voce grossa per far processare Matteo Salvini per “sequestro di persona” per la ben nota questione dei “porti chiusi” durante il suo ministero. Sottolineatura necessaria per enfatizzare la solita, grande, infinita qualità dei politici in salsa Bruxelles. Anche e soprattutto in questo caso.
Comunque, in cosa consiste la proposta di mofidica dei trattati? Maggiori libertà per i Paesi membri sul fronte dei bilanci? Autonomie decisionali nelle politiche economiche da intraprendere? Più spesa pubblica (“Immagina, puoi” diceva un famoso spot pubblicitario)?. Macché. La sintesi è: più Ue e meno sovranità nazionale. I Paesi membri dovrebbero essere, insomma, ancora meno liberi: nella fattispecie, negli affari legislativi sulle poliitche energetiche, ambientali, sanitarie, estere e perfino d’istruzione. Insomma, anche nella scuola potrebbe esserci l’Ue che ci dice cosa redigere nei programmi per gli alunni. Non può mancare il sempreverde esercito europeo.
L’Euro è un flop, ci vuole più Euro
L’aspetto più comico della proposta – simbolicamente, visto che noi purtroppo ci siamo già dentro fino al collo – è quello che riguarda l’euro. Se nel testo originale si legge “L’Unione istituisce un’unione economica e monetaria la cui moneta è l’euro”, la modifica va sparata verso l’assolutismo e oltre: “La moneta dell’Unione europea è l’euro”. Come a dire, chiunque aderisca a questa gabbia di matti (ci permettiamo di aggiungere noi, ci si consenta anche questo) deve adottare l’euro. Niente casi come quelli dell’Europa dell’Est, insomma, che hanno aderito all’Ue senza adottare la “prestigiosissima” moneta (salvo qualche eccezione e la recente scelta delle classi dirigenti croate). Il che fa obiettivamente ridere, visti i successi di comicità e recessione che la stessa “valuta europea” ha portato, non solo per l’Italia ma anche per molte altre realtà della presunta e sedicente “comunità”. Va anche detto che obiettivamente in questo passaggio, pur essendoci molto di comico, c’è poco di concreto, almeno per il momento: non è che sia rimasto chissà quanto da espandere, in termini di adesioni (a parte i Balcani e pochissimo altro), a meno che l’Ue non diventi qualcos’altro che espliciti una natura transcontinentale. Insomma, pare poca roba. Che però, chissà, potrebbe evolversi ulteriomente: magari provando ad obbligare Polonia e Ungheria in un futuro. Con la politica “democratica” di Bruxelles c’è da aspettarsi di tutto.
Stelio Fergola