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Immigrazionismo, a Brescia il flop annunciato della “Marcia per l’Accoglienza” di chi è arrivato con i barconi

by Aurelio Del Monte
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Roma, 12 ott – Diciamo la verità, una marcia per l’accoglienza che esprimesse a chiare lettere immigrazionismo puro (e quindi schiavismo non confessato o in malafede, ci interessa poco la differenza ma il risultato finale) mancava. Nel senso, il “no border” dominante doveva in qualche maniera esprimersi per palesare tutta la sua fallacia e la mancanza di interesse generale. Così sarà a Brescia Sabato, in una manifestazione dal nome inequivocabile: “Marcia per l’accoglienza” appunto. Organizzata da un gruppo ancora più inequivocabile: “Io accolgo”. E “non accolgo” semplicemente stranieri a caso, ma spesso proprio quelli che sono venuti con un barcone, ossia i clandestini senza sé e senza ma.

Marcia per l’accoglienza, i clandestini si lamentano della mancata integrazione

Tale Habibou Peroni Camara, così si presenta, ammette candidamente di essere venuto con i barconi. “Per questo è sempre più difficile in Italia il fatto dell’integrazione per persone come me”, dice. Un altro immigrato, invece, di nome Aziz Sawadogo, definisce una “fortuna che non dovrebbe esserci” quella di avere la cittadinanza italiana. Aziz non è un barconato, quindi per la legge italiana (di fatto uno ius soli mascherato) essendo qui da quando è nato, può avere la cittadinanza.

La cittadinanza non è un diritto, ma un privilegio

Tanto per essere ulteriormente escludenti nei confronti di lor signori barconati (ma non solo), i quali nella maggior parte dei casi non si rendono nemmeno conto del tritacarne in cui vengono coinvolti da organizzazioni in cerca di notorietà o da pubblicità propagandistiche politiche di massa ma di bassissima lega, li informiamo che sì, avere la cittadinanza italiana, per chi non è italiano, dovrebbe essere eccome un benedettisimo privilegio. Come è un privilegio avere la cittadinanza di qualsiasi altro Paese che non sia il proprio. Siamo davvero curiosi di conoscere la voglia di italianità del signor Habibou, il quale dà esattamente l’idea dello straniero venuto in Italia per amore della sua cultura e della sua identità. La marcia per l’accoglienza di Brescia, comunque, non sembra avere molto seguito. La pagina Facebook è seguita da pochissimi irriducibili adepti del vecchio “no border”, ma ci sono pochi riscontri. Come a dire che, forse, questo tipo di comunicazione ha anche stancato la maggior parte delle persone. Ovvio che gli organizzatori potranno chiedere aiuto alle alte sfere della cultura immigrazionista per “ingrassare” le cifre. Ma questo è un altro discorso.

Aurelio Del Monte

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