Roma, 10 ott ā Il 3 ottobre scorso, a Lampedusa, si ĆØ svolta la Giornata nazionale della memoria e dell’accoglienza, istituita con una legge nel 2016 per ricordare gli immigrati morti in mare. La data ĆØ simbolica: il 3 ottobre del 2013, a pochi metri dalle coste lampedusane, morirono circa 368 immigrati partiti a bordo di un vecchio peschereccio dalla cittĆ libica di Misurata. Le cause e le responsabilitĆ rimangono ancora poche chiare. Si ĆØ parlato di un pesante ritardo nei soccorsi ma non fu mai aperta unāinchiesta. Per la giustizia italiana, gli unici responsabili furono il comandante del peschereccio e un trafficante che aveva organizzato la traversata. Solo pochi giorni dopo la strage di Lampedusa, esattamente il 18 ottobre del 2013, lāallora premier Enrico Letta lanciò lāoperazione Mare Nostrum, una missione militare di salvataggio degli immigrati in mare. Come affermò lui stesso in unāintervista, Letta sfruttò le immagini della strage di Lampedusa per ammorbidire lāopinione pubblica italiana: āQuando hai una tragedia e le immagini di una tragedia, hai una finestra di dieci giorni, puoi avere, come ho avuto io, lo spazio di quei dieci giorni che io ebbi nel 2013, per lanciare una operazione militare e umanitaria (Mare Nostrum, ndr) che ha salvato decine di migliaia di vite, che la pubblica opinione ha accettato perchĆ© cāerano quelle immagini lƬā. Il periodo, durante il quale ĆØ stata attuata lāoperazione Mare Nostrum (dal 18 ottobre del 2013 allāottobre del 2014) ĆØ stato uno dei più mortali nel Mediterraneo centrale, a differenza di quanto affermato da Letta: circa 3.400 immigrati morti durante la traversata.
Le misure di contrasto allāimmigrazione clandestina fanno diminuire le morti in mare
Mentre le agenzie delle Nazioni Unite, le Ong e le associazioni cattoliche continuano a chiedere una nuova missione militare europea per la ricerca e salvataggio degli immigrati nel Mediterraneo, le statistiche sulle morti in mare raccontano unāaltra veritĆ . Solo le misure di contrasto allāimmigrazione clandestina sono in grado di fermare le stragi. Lāesempio più rilevante ĆØ lāAustralia. Dopo aver lanciato lāOperation Sovereign Borders, unāoperazione militare volta a fermare gli arrivi di clandestini dal mare pianificata nel settembre del 2013, le morti si sono quasi azzerate.
Anche in Italia, con le semplici politiche di contrasto allāimmigrazione clandestina introdotte nel 2018 dallāallora ministro dellāInterno Matteo Salvini, le morti di immigrati in mare sono sensibilmente diminuite.
Come confermano i dati pubblicati da Missing migrants project dellāOrganizzazione internazionale per le migrazioni, quando Salvini era al Viminale, le morti di immigrati nel Mediterraneo centrale sono fortemente diminuite rispetto ai dodici mesi precedenti con Marco Minniti al ministero dellāInterno, una diminuzione pari a 590 morti. Le stragi in mare sono poi tornate ad aumentare con la cancellazione dei Decreti Sicurezza di Salvini e con le restrizioni tolte alle navi delle Ong, quando al Viminale si ĆØ insediata il ministro Luciana Lamorgese. Le morti in mare, nel periodo compreso dal settembre 2020 allāagosto 2021, sono state 1.697, mentre sono state 1.438 nel periodo tra il settembre 2021 e lāagosto 2022. Rispetto alle 1.010 morti avvenute quando Salvini era ministro, si riscontra un aumento rispettivamente del 68 per cento e del 42 per cento. Ciò dimostra che le misure di contrasto allāimmigrazione clandestina, oltre a diminuire gli sbarchi in Italia, riducono le morti di immigrati in mare. La correlazione ĆØ semplice: meno politiche per fermare lāimmigrazione clandestina, quindi più navi delle Ong nel Mediterraneo centrale, più partenze dalle coste nordafricane, più immigrati morti durante la traversata.
Francesca Totolo