Roma, 21 giu – “Non compriamo reni!”. E così, quasi come se nulla fosse, si parla di traffico di organi come se fossero patatine da evitare per non alzare troppo il colesterolo. La notizia, nella sua bizzarra tragicità, viene pubblicata su Agenzia Nova.
“Non compriamo reni!”. Così il Kenyatta National Hospital su Facebook
Si parla di una pratica drammatica, quella del traffico di organi nei paesi africani. Ma non può non strappare mezzo sorriso la reazione – che così su due piedi appare quasi “spazientita” del Kenyatta National Hospital, di Nairobi, che sulla sua pagina Facebook chiede uno stop alla vendita, quasi come se si fosse superato il limite. E a quanto pare, nella capitale del Kenya sempre più persone chiedono di vendere i propri organi. L’ospedale però non ci sta. E reagisce. Si legge nel post, seguito da un’immagine diretta a comunicare la mancata disponibilità alla pratica: “Si prega di notare che la vendita di organi è severamente vietata e illegale. Puoi donare solo per libero arbitrio”.
Qualche utente la prende sul ridere: “Quali organi comprate allora?”
Uno dei più buffi è Gerard, che chiede senza peli sulla lingua: “Adesso quali organi state comprando? Ho bisogno di venderne di miei”. Aisha punta sul cuore e chiede lumi: “Quanto per la mia valvola ventricolare destra?”. Sullo stesso tono Sal, che offre la sua valvola tricuspide. Ba provoca: “È vero che il sangue donato gratuitamente dai kenioti viene venduto?”. Insomma, una scenetta abbastanza paradossale. Il dramma del traffico di organi in Africa è cosa nota, che un ospedale lo denunci in questo modo e che susciti queste reazioni, quanto meno, è uno spettacolo grottesco. Per essere diplomatici.
Alberto Celletti