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Massacrati da rapinatori immigrati per il telefono e pochi soldi: l’incubo di due napoletani

by Cristina Gauri
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gang magrebini

Napoli, 21 giu — Sono stati attimi di terrore quelli vissuti da un quarantenne napoletano aggredito da due rapinatori immigrati: massacrato di botte per il portafogli (contenente cinque euro) e il cellulare in piazza Bellini. Tanto da finire in ospedale con un trauma cranico, sei punti di sutura, alcune ferite sulla fronte, all’occhio, all’orecchio e in altre parti del viso: in tutto dieci giorni di prognosi, per scoprire, una volta arrivato al pronto soccorso, che «c’era un altro ragazzo aggredito quella stessa sera, e sempre per rapina, da altre persone di colore in piazza Bellini».

Due rapinatori immigrati massacrano napoletano

L’uomo, un impiegato le cui iniziali sono G.G., ha raccontato la spaventosa esperienza a Repubblica. «Come in tante altre serate trascorse con amici al centro storico, stavo tornando a casa piedi. C’era ancora gente. A via Duomo, nei pressi del museo Filangieri, intorno alle 4 mi sono sentito chiamare da due uomini: giovani, neri, piuttosto robusti. Ho fatto finta di niente, speravo mi lasciassero andare. E invece no. Un attimo dopo ero a terra» e i due immigrati lo stavano picchiando; inutili i tentativi di difendersi dai due stranieri. «Ho cercato di proteggermi, ho fatto cadere uno dei due e ho provato a scappare. Poi l’altro ha detto: “Prendo il coltello”. Mi sono paralizzato. L’aggressore, però, non ha tirato fuori nessun coltello. Mi ha invece infilato le mani nelle tasche dei jeans ed è scappato con il complice».

Per cinque euro e un telefonino

Il bottino? «Lo smartphone e il portafogli. Avevo appena cinque euro in contanti, i documenti e la carta di credito. L’indomani ho scoperto che dopo il furto erano state fatte nove transazioni». G. ripercorre gli attimi immediatamente successivi all’aggressione: «Ero dolorante, a terra, vedevo sangue dappertutto. Ho iniziato a urlare, chiedevo aiuto. Si sono avvicinati alcuni ragazzi, sono stati loro a chiamare un’ambulanza», che in poco tempo l’ha trasportato al pronto soccorso del Pellegrini. «Una violenza inaudita, inimmaginabile, prima della rapina» quella compiuta dai due rapinatori immigrati. «Porto gli occhiali da vista: per fortuna sono volati a terra quando sono caduto, prima che iniziassero a colpirmi al volto».

La corsa in ospedale

La scarica di pugni, ricorda G., avrebbe potuto procurargli lesioni molto gravi. «I colpi mi hanno spaccato il labbro superiore e ferito dietro l’orecchio e sull’orbita oculare. Il pugno più violento mi ha aperto la fronte e ha provocato il trauma cranico», prosegue il quarantenne. Colpi così violenti da rendere necessaria l’esecuzione di due tac, «la seconda per scongiurare eventuali fratture al volto e all’occhio. Il referto è dieci giorni. Sarei dovuto rimanere in osservazione per 48 ore, ma ho scelto di tornare a casa dopo sette ore. C’è voluta più di un’ora per pulire il sangue seccato sul volto». Una volta all’ospedale, G. scopre di essere in «buona» compagnia: un altro giovane vittima della furia di rapinatori immigrati. «Mi ha raccontato di essere stato aggredito sempre per rapina a piazza Bellini da quattro persone, anche loro di colore. Gli hanno fracassato una bottiglia di vetro sulla testa e gli hanno portato via lo smartphone». Le città appartengono a loro, ormai.

Cristina Gauri

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