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Nosferatu: il cuore di tenebra d’Europa che non smette di battere

by Sergio Filacchioni
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Nosferatu

Roma, 14 gen – Robert Eggers sa usare il folclore e l’orrore come pochi. Una scarna filmografia, ma potentissima di immagini e mitemi della nostra tradizione europea più profonda. Dai primissimi film ambientati nel New England, al crocevia tra Salem e Coleridge, all’Europa abissale dei vichinghi e dei vampiri. Non possiamo certo dire che si possa rimanere delusi dal regista statunitense, nemmeno se ripropone qualcosa di già visto.

Nosferatu, un cuore di tenebra

Possiamo dircelo. Le storie di vampiri non brillano certo di originalità. Ma è un motivo sufficiente perchè si smetta di produrne? Evidentemente no. Ecco quindi che all’uscita di Nosferatu, nonostante sia il secondo remake del film del 1922 di Friedrich Wilhelm Murnau, non c’è altro da fare che correre in sala per vederlo: Robert Eggers confeziona il perfetto film gotico, senza troppe fantasie ma con tutti gli ingredienti che uno si aspetta, anche a costo di perdere la “sorpresa”. Nosferatu di Eggers è un potente tributo al cinema di Murnau ed Herzog, ma soprattutto alla letteratura di genere: Bram Stoker prima di tutto, ma anche Lovecraft, che sembra insinuarsi attraverso il male cosmico che il non-morto trascina con sé. Quando il Conte Orlok si muove è la natura che lo segue: una natura fetida e feroce che si abbatte sulla città come una pestilenza e richiama il suo piccolo esercito di servitori invasati. Insomma come nel caso di The Witch, The Lighthouse e The Northman, Eggers si muove sul terreno di un orrore psichico, mentre il richiamo alla tradizione, al folklore dei racconti e delle credenze antiche viene usato come grimaldello per interrogare l’uomo, senza moralismi intellettuali o finti perbenismisenza insegnamenti o verità assolute. La realtà irrazionale dei simboli di cui Eggers vuole nutrirci arriva direttamente dal cuore di tenebra dell’Europa continentale: lì conosciamo come si conosce il buio. Il vampiro, la peste, la foresta e i castelli immersi nelle tenebre rappresentano un mondo “scomparso” sotto le rotaie del progresso che però resta a portata di mano. Perchè nonostante tutte le tecnologie di cui siamo circondati, tutti sappiamo “quanto dolce e prezioso al cuore e agli occhi possa essere il mattino” dopo la notte.

La tradizione non è solo luce

La filmografia di Eggers si arricchisce di un nuovo capitolo, e senza paura di sembrare ripetitivi: era proprio quello che ci aspettavamo. L’Universo simbolico dell’orrore merita di essere arricchito dalla potenza estetica del cinema, senza troppi fronzoli e lieto fine. Molti fotogrammi del film non stonerebbero accanto ai quadri del romanticismo tedesco. La tradizione europea non è solo “luminosa“: nel mito c’è sempre l’antitesi, lo scontro e infine la riconciliazione col “dio selvaggio” (il minotauro) che abita la foresta (o il labirinto) della nostra psiche. Nonostante il tempo e i secoli saremo sempre attirati dalle storie di vampiri e licantropi, dalle foreste nere e dai draghi: perchè ci parlano per simboli, perchè non vogliono spiegarci nulla, ma ci chiariscono sempre tutto.

Sergio Filacchioni

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