Roma, 3 mar – Giovedì scorso si è consumato l’ennesimo dramma dell’Alternanza Scuola-Lavoro: a Rieti uno studente minorenne del terzo anno dell’istituto di istruzione superiore Rosatelli ha subito una frattura multipla al braccio mentre operava su un tornio, nello svolgimento di un turno in un’azienda locale che si occupa della lavorazione del ferro per l’edilizia e meccanica di precisione.
Rieti, ennesimo ferito in alternanza
Gli infortuni e le morti sul lavoro in Italia sono un bollettino di guerra che ormai non legge più nessuno. Dal 2015, anno in cui è stata introdotta l’alternanza scuola-lavoro con la Legge 107/2015 (Buona Scuola), in Italia sono almeno cinque gli studenti morti durante lo svolgimento delle mansioni lavorative: Giuseppe Lenoci (16 anni), nel 2022 è morto in un incidente stradale nelle Marche mentre era a bordo di un furgone durante uno stage in un’azienda di termo-idraulica; Lorenzo Parelli (18 anni) nel 2022 è deceduto in provincia di Udine dopo essere stato colpito da una putrella d’acciaio in un’azienda metalmeccanica; Giancarlo Marzetti (18 anni) nel 2022 è morto ad Ancona in un incidente stradale mentre rientrava da un’attività di stage; Julian Matei (17 anni) nel 2023 morto in un’azienda agricola a Rovigo, schiacciato da un macchinario; Giuliano De Seta (18 anni), schiacciato da una lastra di metallo di circa 1,5 tonnellate nel settembre del 2022. Oltre a questi eventi tragici, diversi studenti hanno riportato ferite o infortuni durante i tirocini. Episodi – che al contrario del caso di Rieti – non sempre vengono registrati ufficialmente. Nemmeno a dirlo, i casi di studenti morti o gravemente feriti durante esperienze di alternanza scuola-lavoro sono più frequenti in Italia rispetto ad altri Paesi europei, dove esistono da molto più tempo programmi simili ma spesso con una regolamentazione più rigida.
La protesta degli studenti
“Per noi è impossibile rimanere indifferenti davanti ad ingiustizie così grandi” affermano in una nota i giovani militanti del Blocco Studentesco che questa mattina si sono dati appuntamento in Piazza Cesare Battisti a Rieti per un sit-in di protesta. Nonostante un bombardamento costante sui movimenti di sinistra, l’opposizione a questa scuola lavoro è sempre stato molto più trasversale di quanto si creda, integrando anche movimenti come quello del Fulmine Cerchiato che negli anni si è fatto promotore di cortei, blitz e contestazioni contro quello che è ritenuto un “modello aziendale” di scuola, impregnato di “logiche individualiste e materialiste” e destinato alla “formazione di precari“. “A chi difende ancora l’alternanza dicendo che è utile e che non andrebbe cancellata ma riformata – dichiara il nucleo Reatino del movimento – rispondiamo che sono 10 anni che viene rielaborata, eppure ci ritroviamo davanti alla stessa, immutata situazione”. Un’affermazione vera: dal 2015 ogni Governo, chi più chi meno, ha continuato a spingere sull’acceleratore dell’alternanza per renderla il fulcro centrale della formazione, mentre dall’altro lato si è continuato a tagliare, accorpare e ridimensionare le spese. La scuola che appalta il suo ruolo al mondo del lavoro fallirà. L’aumento delle proteste studentesche in Italia ha spinto il governo a rivedere alcuni aspetti dei PCTO, ma il confronto con il resto d’Europa è ancora e impietoso: c’è ancora molta strada da fare per rendere questi percorsi realmente sicuri. Ma soprattutto, c’è ancora molta strada per rifondare la scuola su valori diversi da quelli del mercato globale.
Sergio Filacchioni