Milano, 29 nov – Nel mondo del lavoro, destrutturato dai diritti sociali, succede che una mamma separata, madre di due figli – di cui uno disabile – per ragioni di orario di lavoro imposto e non rispettato venga dopo 17 anni licenziata da una multinazionale. L’azienda in questione è l’Ikea, filiale di Corsico, e la lavoratrice si chiama Marica Ricutti. Ha attirato tutte le attenzione mediatiche del caso questa vicenda e non poteva essere altrimenti vista la protervia sciorinata dal grande colosso svedese del mobile. Anche di fronte alla tutela dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori l’azienda non ha voluto sentir ragione e su due piedi ha preso la sua decisione.
Marica Ricutti ha lavorato all’interno della filiale di Corsico per 17 anni girando molti reparti. All’ennesimo cambio di mansione l’azienda le aveva imposto un cambio di orario che la costringeva ad anticipare il turno alle 7 di mattina. La lavoratrice faceva a quel punto presente che non avrebbe potuto rispettare i nuovi orari perchè deve portare i due bimbi a scuola e assicurare a quello disabile una cura specialistica quotidiana. Pur accettando la nuova mansione, Marica aveva chiesto un cambio di orario che inizialmente con assensi verbali pareva essere stato accolto, ma nei giorni successivi un irrigidimento della direzione del personale di Ikea ha portato a due distinte contestazioni inerenti ai ritardi perpetrati dalla donna e alla conseguente lettera di licenziamento.
I dipendenti della filiale Ikea di Corsico, in segno di protesta, hanno immediatamente scioperato per due ore e annunciato un presidio davanti allo stabilimento per il prossimo 5 dicembre. Oltre alla Filcams Cgil che ha impugnato il licenziamento assistendo la lavoratrice, il caso ha attirato le attenzioni non solo mediatiche ma anche politiche. Titti Di Salvo, vicepresidente dei deputati del Pd, ha già detto di aver presentato un’interrogazione parlamentare per chiarire le motivazioni del licenziamento. Mentre da parte del governo Teresa Bellanova, viceministro del dicastero dello Sviluppo economico, si è resa disponibile per un incontro con i sindacati e l’azienda. Ikea dal canto suo, dopo aver rimediato critiche e rimproveri, ha comunicato quest’oggi di voler approfondire i fatti cercando di chiarire gli sviluppi della vicenda.
Ikea non solo ha eluso la Legge 104 che prevede l’adeguato sostegno alla famiglia che ha un figlio handicappato, ma con il fare “moderno” dell’azienda all’americana ha calpestato gli elementari diritti dei lavoratori. E’ vecchia la mentalità del padre padrone e dei servi della gleba al suo servizio che sta tornando in auge. Quella stessa mentalità che alla fine dell’800 trattava i lavoratori come dei veri e propri “schiavi salariati“. La società nell’arco dei decenni è cambiata, il capitalismo mostra sempre gli stessi difetti. Il tutto sotto gli occhi di quegli stessi partiti di governo – leggasi Pd, Pds, Ds, Ulivo e tutte le incarnazioni successive alla morte del Pci – che dalla riforma Treu al Jobs Act hanno permesso al grande capitale a suon di riforme di destrutturare le normative sul lavoro.
Giuseppe Maneggio
4 comments
….i famosi ”radical chic” dell’IKEA non amano gli individui di razza bianca anche se gravemente malati. Amano solo i negri: essendo loro stessi dei bastardi mezzosangue……
se era straniera non avrebbe avuto problemi, anzi, probabilmente gli avrebbero diminuito l’orario e aumentato lo stipendio.
Vigliacchi infami spero che la Signora riesca a togliergli milioni di euro di danni
Mi riesce difficile pensare che un colosso come l’Ikea non sia stato in grado di sistemare la vicenda della signora …