Roma, 11 lug – Niente più “sionista” su Facebook, che Mark Zuckerberg s’incazza. L’ultima decisione dell’azienda Meta, in realtà, è solo la naturale conseguenza di un percorso irrefrenabile verso una censura sempre più spinta, di cui forse prima avevamo testimoniato l’apice nel biennio 2019-2020 ma che ora è pronta a nuovi sfavillanti traguardi…
Niente più “sionista” su Facebook: “Incita all’odio”
Come riporta l’Huffington Post, Meta ha dichiarato di aver interpellato oltre145 storici per decidere sulla importantissima questione. Oltre a loro, anche gruppi per i diritti civili (quelli non mancano mai), esperti legali e di diritti umani (irrinunciabili, come il sale), ma anche “sostenitori della libertà di parola”. E qui forse qualche pernacchia sorge spontanea… In ogni caso, si parla del jolly da sempre utilizzato dai censori moderni per giustificare la censura: l’odio. Incitamento all’odio, ovviamente, hate speech, come si suol dire tra gli anglosassoni. Ma cambia poco.
Piano inclinato?
Qualcuno l’ha chiamata – con intuito a nostro giudizio – “privatizzazione del vocabolario”. E in effetti è un’osservazione con un suo senso. La parola è ora a piena disposizione di chi la gestisce, e su Facebook ovviamente a gestirla è Meta e quindi il “caro” Zuck. Difficile non pensare anche a un piano inclinato del pensiero, o meglio del “non pensiero”, dal momento che per formulare qualsiasi tipo di concetto già ci si era abituati a un certo numero di parole “proibite”, adesso la stretta si fa più forte su altri temi “caldi”. La morale ci pare evidente: cari lettori, sfogatevi ora, perché domani non potrete più!