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Alcolismo, con i lockdown impennata del 180%. I “regali” dei Dpcm di Conte

by Cristina Gauri
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Roma, 26 nov – Allarme alcolismo dall’Istituto Europeo per il trattamento delle Dipendenze (IEuD): durante il lockdown, nelle case degli italiani si è registrata una crescita esponenziale del consumo di bevande alcoliche. Tra mortalità neonatale triplicata e milioni di screening oncologici saltati sembra non avere fine lo strascico di drammi sociali legati alle restrizioni per il coronavirus.

Il lockdown è terreno fertile per l’alcolismo

Nella fattispecie, l’alcolismo è una delle dipendenze più insidiose perché trova humus fertile nella solitudine e nell’isolamento forzato del lockdown. «L’aumento del consumo di alcolici durante il lockdown si evince chiaramente dai dati delle vendite diffusi a livello nazionale e il nostro territorio non fa eccezione. Si parla di un aumento del 180%, anche grazie alle consegne a domicilio», spiega a MBNews il dottor Giovanni Galimberti, direttore del Sert di Monza. L’insidia nasce proprio perché «l’alcol è senza dubbio la sostanza, dalle proprietà falsamente auto-medicative, più facilmente reperibile e accessibile a tutte le tasche».

Boom di accessi dopo maggio 

Galimberti illustra le criticità relative al territorio di sua pertinenza:«Nello specifico, per quanto riguarda il nostro territorio, sono stati 160 gli accessi totali ai nostri servizi post lockdown, compresi di nuovi soggetti, ricaduti nella dipendenza e altri che hanno virato da altre dipendenze. Di questi sono 96 i nuovi mai conosciuti prima», sottolinea. «Al di là del numero assoluto, a preoccuparmi maggiormente è stato proprio il boom di accessi appena terminate le restrizioni, ovvero tra maggio e giugno».

Identikit dell’alcolista da lockdown

Per quanto riguarda il sesso e l’età media dei consumatori, «Si tratta in media di maschi per il 75%, mentre l’età media è di 44 anni per entrambe i sessi. E’ altresì importante sottolineare che riguardo a quest’ultimo dato, la curva Gaussiana è piuttosto piatta, ovvero abbiamo soggetti di 70 anni come giovani di 25/26». Il consumatore-tipo è abituale, ricaduto «nella dipendenza. Una parte invece è costituita da coloro che abitualmente fanno uso di sostanze stupefacenti e durante il lockdown, per la difficoltà di reperirle, hanno ripiegato almeno in parte sull’uso di alcol, sempre facilmente recuperabile anche con una spesa contenuta». Infine ci sono i nuovi, «quelli che non hanno mai avuto alcuna dipendenza da sostanze stupefacenti o alcol, ma che durante i duri mesi passati, hanno avuto importanti problemi psicologici, che li ha condotti al consumo di alcol, nella falsa convinzione che potesse lenire i loro malesseri profondi».

Un problema che riguarda tutti

L’alcol, a differenza della droga, e proprio perché privo dello stigma sociale tipico delle sostanze stupefacenti, «viene comunque consumato e abusato in tutte le fasce della società. Non è quindi una sostanza esclusiva dei più disagiati. I giovani sono più avvezzi al consumo di birra o superalcolici soprattutto durante l’aperitivo, gli adulti di età media sono invece più inclini all’assunzione di vino». Si registrano differenze anche nelle modalità di assunzione: «gli uomini sono soliti bere in compagnia degli amici, mentre le donne adulte lo fanno più in disparte, nella solitudine delle mura domestiche».

Cristina Gauri

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1 commento

fabio crociato 26 Novembre 2020 - 5:45

C’è alcool ed alcool, di qualità o non. Se non hai soldi, bevi acqua! Comunque, in vino veritas, con la droga no e poi no!!

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