Roma, 18 set – Lunghe code agli ingressi di Colosseo e Fori Imperiali, questa mattina, a causa di un’assemblea sindacale dei dipendenti della Soprintendenza. Scene analoghe in altri siti come le Terme di Diocleziano, il Palatino, Ostia Antica.
L’assemblea – regolarmente convocata, anche se come molti scioperi cade sempre casualmente giusto appena prima del fine settimana, proprio come già accaduto a fine luglio (il 24, appunto un venerdì) a Pompei quando il parco restò chiuso lasciando duemila turisti fuori dai cancelli – è stata indetta dai rappresentanti dei lavoratori per affrontare il tema della carenza di personale, dell’organizzazione dei turni, del pagamento degli straordinari.
La sua convocazione ha però causato non pochi disagi, tanto che si è scatenato un vespaio di polemiche. “La chiusura ai visitatori dei principali siti archeologici della Capitale porta, ancora una volta, alla ribalta l’urgenza di ricomprendere la fruizione dei beni culturali tra i servizi pubblici essenziali”, ha scritto il garante degli scioperi, Roberto Alesse.
La Soprintendenza ha cercato di gettare acqua sul fuoco, spiegando che era impossibile vietare l’assemblea e che la stessa ha causato solo un’apertura ritardata, come previsto, alle 11.30 .
“La misurà è colma”, ha invece tuonato il ministro della Cultura Dario Franceschini, che recepisce in toto le parole di Alesse: “Il buonsenso nell’applicare regole e nell’esercitare diritti evidentemente non basta più per evitare danni al proprio Paese. Per questo abbiamo concordato con il presidente Renzi che al Consiglio dei Ministri proporrò una modifica legislativa che consenta di inserire anche i musei e i luoghi della cultura aperti al pubblico tra i servizi pubblici essenziali“.
Roberto Derta
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