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Il sonno (buonista) della ragione genera muri

by Adriano Scianca
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20150707_c2_muroRoma, 18 set – È notizia di queste ore che l’Ungheria ha iniziato la costruzione di una nuova barriera anti-immigrati lungo il confine con la Croazia, alla quale stanno già lavorando 600 soldati, mentre altri 500 arriveranno oggi e 700 nel fine settimana.
La stessa Croazia, intanto, ha chiuso nella notte sette degli otto valichi di frontiera con la Serbia, dopo l’arrivo di 13.300 persone in due giorni. Lo spazio Schengen è ormai un caro ricordo: in Europa tornano le frontiere, i controlli, le barriere.
Il Corriere della Sera ha pubblicato un’infografica su tutti i muri della Terra. Non solo sono tantissimi, ma un grafico temporale mostra che il numero dei muri, dal 1945 a oggi, è cresciuto esponenzialmente, con un’accelerazione incredibile con la parallela affermazione della globalizzazione, ovvero proprio la dinamica “inarrestabile” di presunta soppressione dei confini.
A quanto pare, non è il cosmopolitismo a diffondersi a macchia d’olio nel bel mondo globalizzato, ma proprio quelle frontiere che si volevano abbattere.
L’indignazione del cittadino medio democratico di fronte al ritorno dei muri è però ipocrita. Intanto perché il padre di tutti i muri, quello di Berlino, fu proprio il frutto tangibile della vittoria militare di quel mondo di cui il cittadino medio democratico è figlio. E si chiamava pure, non a caso, “Barriera di protezione antifascista”, giusto per la cronaca.
Ma non è tanto questo il punto. Il fatto è che il muro e la globalizzazione, il buonismo, la deregulation vanno proprio a braccetto. Sono figli della stessa logica.
Tempo fa, a Padova, il sindaco del Pd fece erigere un muro per isolare un caseggiato di spacciatori e immigrati: avevano sognato una convivenza impossibile, si ritrovavano a dover alzare palizzate per isolare i frutti dei loro sogni.
Quando si alza un muro? Quando non si è saputo difendere un confine. Immaginare un mondo senza confini non significa abbattere le ragioni che sono alla loro origine, ma far sì che esse si ripropongano in maniera ancor più pressante. È come la giustizia sommaria: arriva sempre quando non si sa far funzionare la giustizia ordinaria.
Questo vale anche per tutti i crescenti casi di brutalità che accompagnano il fenomeno immigratorio: scontri, filo spinato, spray urticante, cibo lanciato a migranti dietro una rete, profughi numerati in serie etc.
Tutto questo accade e accadrà sempre di più, proprio perché qualcuno a Bruxelles ha deciso che sull’immigrazione si poteva non decidere. Ma questo non significa che si possa davvero non decidere. Significa solo che l’onere della decisione viene scaricato sui gradini sempre più bassi della scala gerarchica, fino a raggiungere anonimi funzionari che devono fronteggiare emergenze più grandi di loro e allora non possono non ricorrere a quella brutalità che si sarebbe potuta evitare decidendo nelle sedi opportune.
Oppure tocca a capi di Stato che non si rassegnano a vedere il proprio territorio invaso, e allora alzano muri. Quei muri sono monumenti viventi all’impossibilità di governare la realtà con i sogni. Ne arriveranno sempre di più. Le polizie di frontiera saranno sempre più brutali. Andrà così, deve necessariamente andare così. Sarà un crescendo inarrestabile. Fino a… quando?
Adriano Scianca

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1 commento

nota1488 19 Settembre 2015 - 9:11

Il problema è la mancanza di logica di fondo: dicono che fuggono dalla guerra e vogliono un luogo sicuro, MA ALLO STESSO TEMPO vogliono andare in paesi che li mantengano a welfare. Questo è un discorso contraddittorio che viene alimentato dai media senza che nessuno ponga questo problema di contraddizione logica.

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