Roma, 4 ago – Quasi un milione e mezzo di italiani ha sviluppato anticorpi contro il coronavirus. E’ questo il risultato dell’indagine sulla sieroprevalenza condotta dall’Istat in collaborazione con la Croce rossa italiana tra maggio e luglio, avvenuta sottoponendo 64.660 italiani al test sierologico. Secondo i calcoli statistici, sarebbero un milione 482 mila le persone con IgG positivo, il cui sistema immunitario, cioè, avrebbe sviluppato gli anticorpi per il Sars-CoV-2: circa il 2,5% della popolazione.

Indice di mortalità nella media mondiale

Il numero di nostri connazionali entrato in contatto con il virus, quindi, è di sei volte superiore rispetto al totale dei casi registrati ufficialmente nel corso dell’epidemia – ciò che in molti hanno sostenuto fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Rapportandoli al numero dei decessi ne consegue che l’indice di mortalità nazionale si attesta intorno al 2,3%, assolutamente in linea con la media a livello mondiale.

I più esposti

Tra i più esposti al contagio figura il 41,7% di chi ha avuto un malato in famiglia, mentre la sieroprevalenza arriva al 15,9% per i familiari non conviventi. Seguono coloro che hanno avuto contatto con i colleghi di lavoro affetti dal virus (11,6%), o con pazienti (12,1%). L’Istat, commentando il dato sui contagi in famiglia, precisa che «anche in presenza di una stretta convivenza con persone affette da virus non è detto che necessariamente si generi il contagio purché vengano osservate scrupolosamente le regole di protezione».

Tra coloro che hanno sviluppato gli anticorpi al coronavirus si riscontra una percentuale  molto alta anche di operatori della sanità, con il 5,3%, e gli addetti alla ristorazione, che superano il 4%. Il livello più basso è per i bambini piccoli (1,3%) e per gli anziani over 85 (1,8%) con tutta probabilità perché si tratta di categorie tra le più protette. Non emergono invece differenze di genere, cioè tra maschi e femmine.

Le Regioni

E’ sui vari territori che, come previsto, emergono le differenze maggiori. La Lombardia è ovviamente in testa, con una media regionale del 7,5%, sette volte maggiore dei valori di molte regioni, soprattutto nel Mezzogiorno. Ma tra le province lombarde la situazione è parecchio eterogenea, dal 24% di Bergamo – ebbene sì, un bergamasco su 4 avrebbe sviluppato anticorpi – al 3-5% di Como e Lecco. Dopo la Lombardia segue la Valle d’Aosta, con il 4%, e un gruppo di regioni che si attestano attorno al 3%: Piemonte, Trento, Bolzano, Liguria, Emilia-Romagna e Marche. Il 27,3% delle persone entrate in contatto con il virus non ha avuto alcun sintomo.

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

2 Commenti

  1. Nel totale delle “morti” anche senza andare a dare calcoli precisi, comprendendo anche chi è morto per altri motivi nel fratyempo(perché anche se non ve lo dicono, è morta altra gente, lo sapevate? E non di covid…) vi accorgerete che la “media” è dello ZERO VIRGOLA…. basta guardare i dati del Brasile, 70.000 morti ovvero lo. 0,03%…sveeeeeeegliaaaaaaaaa…..

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