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Palermo, 6 set – Come tutte le mafie, che nascono e prosperano nelle fasi di crescita di un’economia, quando le autorità statali sono assenti, distratte o conniventi, anche quella legata al traffico immigratorio illegale ha conosciuto una straordinaria espansione in questi ultimi pochi anni.
Secondo Robert Crepinko, direttore di Europol, l’agenzia Ue finalizzata alla lotta al crimine, si tratta di un vero e proprio esercito di almeno 30mila affiliati, delle più varie nazionalità sia europee sia soprattutto nord-africane e medio-orientali, in grado di comprendere e parlare praticamente tutte le lingue dei presunti profughi, che gestiscono e organizzano gli spostamenti di massa dai luoghi di origine fino alla destinazione comunque europea.
Europol, insieme alla nuova missione navale Ue “EUNavfor Med” – sulla cui efficacia dati i precedenti di Mare Nostrum e di Triton ci sarà lecito dubitare, collabora da una base in Sicilia per identificare e smantellare queste reti di trafficanti, in attesa dell’apertura di una nuova base nel Pireo, in Grecia, finalizzata sul flusso dalla Turchia.
In quanto alla ripartizione dei trafficanti di esseri umani che potrebbero non essere così isolati nella loro criminale attività, 3mila dei 30mila sospetti si occupano della gestione della via marittima del Mediterraneo centrale, mentre il resto opera sulla rotta dei Balcani occidentali che, attraverso l’Ungheria, ha come destinazione finale la Germania, l’Austria e i paesi del nord Europa, o in quelle che attraversano l’Asia e l’Africa.
A rincarare la dose ci pensa Frontex, l’agenzia Ue di controllo delle frontiere, secondo la quale – per bocca della portavoce Izabella Cooper, il traffico di immigrati irregolari, incluso quelli destinati a finire sul mercato del sesso in Europa, “è probabilmente il più redditizio che ci sia”, cioè superiore a quello del contrabbando di armi e droga.
I mercanti di uomini e di morte, che a quanto pare contribuiscono così tanto all’accelerazione di un fenomeno tra i più distruttivi per la stessa identità europea, si servirebbero di tutti gli strumenti più moderno per pubblicizzare i propri servizi, dalla logistica alle tariffe e fino alla fornitura di documenti falsi, probabilmente alla base dell’impennata del numero di presunti siriani.
Una rete, quella dei trafficanti, che, una volta consegnati gli immigrati a destinazione, trova terreno fertile, almeno in Italia, nella corrispondente rete dell’accoglienza, amplificando a dismisura il business attraverso le diarie concesse a tutti i livelli, da quello europeo a quelli nazionali e regionali, in ragione del numero dei richiedenti asilo ospitati nelle migliaia di strutture create o riconvertite per questo scopo. Un secondo livello mafioso-affaristico cui l’autorevolissima fonte impersonata da Salvatore Buzzi ebbe ad attribuire – non a caso – una redditività superiore a quella del traffico di droga.
Francesco Meneguzzo
Palermo, 6 set – Come tutte le mafie, che nascono e prosperano nelle fasi di crescita di un’economia, quando le autorità statali sono assenti, distratte o conniventi, anche quella legata al traffico immigratorio illegale ha conosciuto una straordinaria espansione in questi ultimi pochi anni.
Secondo Robert Crepinko, direttore di Europol, l’agenzia Ue finalizzata alla lotta al crimine, si tratta di un vero e proprio esercito di almeno 30mila affiliati, delle più varie nazionalità sia europee sia soprattutto nord-africane e medio-orientali, in grado di comprendere e parlare praticamente tutte le lingue dei presunti profughi, che gestiscono e organizzano gli spostamenti di massa dai luoghi di origine fino alla destinazione comunque europea.
Europol, insieme alla nuova missione navale Ue “EUNavfor Med” – sulla cui efficacia dati i precedenti di Mare Nostrum e di Triton ci sarà lecito dubitare, collabora da una base in Sicilia per identificare e smantellare queste reti di trafficanti, in attesa dell’apertura di una nuova base nel Pireo, in Grecia, finalizzata sul flusso dalla Turchia.
In quanto alla ripartizione dei trafficanti di esseri umani che potrebbero non essere così isolati nella loro criminale attività, 3mila dei 30mila sospetti si occupano della gestione della via marittima del Mediterraneo centrale, mentre il resto opera sulla rotta dei Balcani occidentali che, attraverso l’Ungheria, ha come destinazione finale la Germania, l’Austria e i paesi del nord Europa, o in quelle che attraversano l’Asia e l’Africa.
A rincarare la dose ci pensa Frontex, l’agenzia Ue di controllo delle frontiere, secondo la quale – per bocca della portavoce Izabella Cooper, il traffico di immigrati irregolari, incluso quelli destinati a finire sul mercato del sesso in Europa, “è probabilmente il più redditizio che ci sia”, cioè superiore a quello del contrabbando di armi e droga.
I mercanti di uomini e di morte, che a quanto pare contribuiscono così tanto all’accelerazione di un fenomeno tra i più distruttivi per la stessa identità europea, si servirebbero di tutti gli strumenti più moderno per pubblicizzare i propri servizi, dalla logistica alle tariffe e fino alla fornitura di documenti falsi, probabilmente alla base dell’impennata del numero di presunti siriani.
Una rete, quella dei trafficanti, che, una volta consegnati gli immigrati a destinazione, trova terreno fertile, almeno in Italia, nella corrispondente rete dell’accoglienza, amplificando a dismisura il business attraverso le diarie concesse a tutti i livelli, da quello europeo a quelli nazionali e regionali, in ragione del numero dei richiedenti asilo ospitati nelle migliaia di strutture create o riconvertite per questo scopo. Un secondo livello mafioso-affaristico cui l’autorevolissima fonte impersonata da Salvatore Buzzi ebbe ad attribuire – non a caso – una redditività superiore a quella del traffico di droga.
Francesco Meneguzzo