Una ricerca di World Value Survey, riportata dal Washington Post a metร maggio 2013, mostrava i dati sulla diffusione del razzismo nel mondo, chiedendo a campioni di cittadini di tutti i paesi se avessero problemi ad avere vicini di casa di altre razze. Secondo i risultati, in paesi come Giordania o India hanno risposto affermativamente piรน del 40% degli intervistati. Tra 30 e 39.9% si trovano Egitto, Arabia Saudita, Iran, Vietnam, Indonesia e Corea del Sud. Tra 20 e 29.9% Francia, Turchia, Bulgaria, Algeria, Marocco, Mali, Zambia, Thailandia, Malaysia, Filippine, Bangladesh e Hong Kong. Come si vede, i paesi che piรน tengono all’omogeneitร etnica sono spesso gli stessi da cui provengono gli immigrati che noi accogliamo con tanta mansuetudine. Insomma, noi vorremmo fare gli antirazzisti coi razzisti. Unica eccezione, la Francia, non sappiamo se per esasperazione nei confronti del modello multirazziale da parte degli autoctoni o per l’influenza statistica dei โnuovi francesiโ, che dell’antirazzismo godono egoisticamente ma che si guardano ben dal replicare a loro volta. Ma, se รจ per questo, basterebbe osservare le leggi su immigrazione e cittadinanza di Cina, Giappone, paesi arabiย e persino di alcune nazioni di natura “occidentale”,ย per capire che l’imperativo dell’autodistruzione etnica รจ sentito come tale solo in Europa e in pochi altri paesi inglobati nell’ecumene occidentale.
E comunque, se proprio vogliamo occuparci di razzismo, sarebbe interessante vedere di cosa parliamo. I liberali che fanno la morale a chiunque non la pensa come loro, per esempio, dovrebbero fare un esame di coscienza. Storicamente, infatti, il razzismo ha una chiara matrice materialista, riduzionista, paradossalmente universalista. Autori come Poliakov hanno sottolineato come ยซun Buffon, un Voltaire, un Hume o un Kant, ciascuno aย suo modo, preparano il terreno alle gerarchie razziali del secolo successivoยป (Leon Poliakov, Il mitoย ariano, Editori Riuniti 1999) mentre per esempio uno dei maggiori storici del Novecento come
Mosse ha affermato chiaramente: ยซCulla del razzismo moderno รจ stata lโEuropa del XVIII secolo, le cui principali correnti culturali hanno avuto unโenorme influenza sulle fondamenta stesse del pensiero razzista. Questo fu il secolo dellโilluminismo, durante il quale unโรฉlite intellettuale tentรฒ di sostituire alle โvecchie superstizioni del passatoโ la valorizzazione della ragione e delle virtรน innate dellโuomoยป (George Lee Mosse, Il razzismo in Europa, Mondadori, Milano 1992). Domenico Losurdo, docente di Storia della filosofia all’Universitร di Urbino, ha parlato dal cantoย suo di un ยซparto gemellareยป fra ยซascesa del liberalismo e diffusione della schiavitรน-merce su
base razzialeยป. Scrive a tal proposito il pensatore comunista: ยซLa schiavitรน non รจ qualcosa che permanga nonostante il successo delle tre rivoluzioni liberali; al contrario, essa conosce il suo massimo sviluppo in seguito a tale successo [โฆ]. A contribuire in modo decisivo all’ascesa di questo istituto sinonimo di potere assoluto dell’uomo sull’uomo รจ il mondo liberaleยป (Domenico Losurdo, Controstoria del liberalismo, Laterza, Roma-Bari 2005).
E magari, giร che ci siamo, qualcuno potrebbe ricordare che la piรน grande democrazia liberale del mondo ha attuato una politica di segregazione razziale (sancita dalle famose leggi Jim Crow) rimaste in vigore fino al 1965, ovvero 20 anni dopo la fine dei fascismi. Un’eco di quell’epoca si ha del resto ancora nell’America attuale, non solo per quel che riguarda i disordini razziali, la neo-ghettizzazione tribale, il dramma di una popolazione carceraria in nettissima parte non Wasp, ma anche da un punto di vista strettamente legislativo: in Alabama l’articolo della Costituzione che prevede scuole separate per bianchi e neri รจ tuttora in vigore (sia pur non applicato dal 1960) e un tentativo di abrogarlo tramite referendum รจ fallito il 6 novembre del 2012, quando il 60,67% dei cittadini ha respinto la modifica. Del resto il XIII emendamento alla Costituzione federale, quello che abolisce la schiavitรน, รจ stato ratificato dal Delaware nel 1901, dal Kentucky nel 1976 e dal Mississippi nel 1995, con in piรน la sorpresa che quest’ultima decisione non รจ mai stata ufficializzata sino ai primi mesi del 2013.
La discriminazione razziale รจ altresรฌ la prassi nella cosiddetta โunica democrazia del Medio Orienteโ, dove oltre alla pressione poliziesco-militare sul gruppo etnoreligioso dominato รจ a fondamento dello Stato stesso una legge che รจ l’esatto contrario dello Ius soli. Parliamo della cosiddetta โlegge del ritornoโ, che garantisce la cittadinanza israeliana ad ogni persona di discendenza ebraica del mondo. Recentemente รจ stata inoltre approvato un progetto di legge voluto da Netanyahu che prevede di non definire piรน Israele come uno โStato ebraico e democraticoโ, ma come โlo Stato nazionale del popolo ebraicoโ, nelle Leggi fondamentali che sostituiscono la Costituzione (che in Israele non esiste). ยซLโobiettivo di questa legge รจ di assicurare il futuro del popolo ebraico sulla sua terraยป, ha assicurato Netanyahu. Un diritto che tuttavia viene negato a popoli come quelli europei, che sulle loro terre hanno radici decisamente meno controverse di quelle che legano gli israeliani al territorio conteso con i palestinesi. Ma tutta l’intera storia dell’antirazzismo รจ cosรฌ: vale solo se รจ strabico, ipocrita, selettivo. Vale solo se รจ razzista.
Adriano Scianca
3 comments
Ottimo articolo
Hahahahahahahahaha.
Ti consiglio di leggere un paio di libri di socioeconomia prima di scrivere articoli su questo argomento. Eviterai le figuracce.
Il ringraziamento per questa bontร , questa lotta alle discriminazioni รจ un nuova strage, stavolta nella capitale dell’Europa “buona”