Roma, 23 ott – Che molti immigrati mentano sul proprio orientamento sessuale per ottenere il permesso di soggiorno nel nostro Paese è ormai cosa nota e documentata da svariati casi di cronaca. Anche il Corriere della Sera ha deciso di far luce su quella che a tutti gli effetti può essere definita una truffa e persino l’Arcigay conferma delle preoccupanti percentuali sul fenomeno.
L’inchiesta del Corriere
Intervistando alcuni immigrati che hanno fatto richiesta di permesso sulla base della loro presunta omosessualità, i colleghi del Corriere si sono sentiti rispondere candidamente: «Il mio avvocato mi ha detto che se voglio il permesso di soggiorno, devo prendere la tessera dell’Arcigay». Molti però negano recisamente di essere omosessuali e, anzi, dichiarano di avere moglie e figli nel Paese d’origine. Tutto è contenuto nel video che correda minuziosamente l’inchiesta del Corriere.
L’ambito status di “rifugiato”
In base ai protocolli collegati alla Convenzione sui Rifugiati e per l’Italia al decreto legislativo n.251, 2017, lo status di rifugiato spetta anche a chi si trovi in pericolo di vita a causa della propria omosessualità; in Africa moltissimi stati equiparano l’omosessualità ad un reato dunque il gioco, o per meglio dire l’escamotage, è presto fatto.
Incontri “preparatori” all’Arcigay
Ogni due settimane l’Arcigay di Roma organizza dei gruppi di ascolto per gli immigrati omosessuali, finalizzati a supportarli nel passaggio in una nuova realtà. Ma secondo quanto candidamente confessano gli stessi membri dell’associazione Lgbt, questi incontri altro non sono che dei “tirocini legali”, preparazione alle udienze alle quali questi individui dovranno partecipare per “dimostrare” di essere in pericolo nel proprio paese nativo per via del loro orientamento sessuale: «Nel 99,9 % dei casi, i migranti che vengono da noi non sono gay, sono qui solo perché hanno bisogno dei documenti. Per ottenerli però devono risultare convincenti di fronte ai giudici e per chi è eterosessuale e proviene da Paesi dove i gay non sono accettati, non è certo facile. Noi proviamo ad aiutarli a combattere la loro omofobia e a sentirsi a loro agio nei “panni gay”». E chi effettivamente è omosessuale ed è stato perseguitato nella propria nazione tanto da doverla lasciare, si ritrova solo e senza aiuto: «Ho incontrato ragazzi che pensavano fossi malato” racconta un vero omosessuale “che andavano agli incontri solo per capire come ottenere i documenti».
Vietati i “test”
Con una sentenza del 25 gennaio 2018 la Corte di Giustizia Europea ha vietato i test psicologici per accertare se gli immigrati che sostengono di essere gay lo siano effettivamente o non stiano mentendo per ottenere il permesso di soggiorno; questi esami sono stati cancellati poiché sottoporre il richiedente asilo a tali accertamenti rappresenterebbe «una grave ingerenza nella vita privata». Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati nel caso di omosessualità l’unica prova che può esistere della loro effettiva appartenenza alla comunità Lgbt è la loro parola.
“Su 500 casi mai visto un vero gay”
Un avvocato intervistato per la medesima inchiesta sostiene di aver seguito personalmente oltre 500 casi di immigrati che si dichiarano omosessuali, ma di non aver mai incontrato nemmeno uno che lo fosse veramente: «Quelli che arrivano nella maggior parte dei casi sono migranti economici. Spesso le loro storie sono tutte uguali, lo stesso copione, per questo io dico subito di non raccontarmi bugie perché altrimenti non li posso aiutare. A quel punto lavoriamo sui dettagli, si cerca di mettere in luce quegli aspetti che possono suggerire uno stato di reale pericolo e in alcuni casi, quando il migrante proviene da un Paese dove l’omosessualità è illegale, si può provare a percorrere questa strada come ho fatto recentemente con un ragazzo del Gambia. L’ho mandato alle riunioni dell’Arcigay ed è andata bene». Ma l’Arcigay del proprio coinvolgimento si “lava le mani”: «la tessera dell’Arcigay non certifica che una persona è Lgbt” dichiarano “e che se i Tribunali dovessero invece considerarla come “prova” è un problema dei giudici». Un scaricabarile indegno.
Diecimila richieste l’anno
Secondo i dati forniti nientemeno che da Open Migration, organizzazione che combatte per la difesa dei richiedenti asilo, sono 10 mila coloro che ogni anno presentano domanda di protezione in Europa asserendo di fuggire da persecuzioni contro gli omosessuali. E grazie a questo “business”, avallato da avvocati e associazioni, sono probabilmente destinati a crescere.
Ilaria Paoletti
6 comments
in quanto omosessuale sono profondamente schifato dal fatto che le associazioni (che non mi rappresentano più da anni) aiutino l’ingresso di clandestini che per cultura e religione sono profondamente omofobi e che farebbero festa sui nostri cadaveri dopo averci schiantato dal 4° piano di un palazzo perchè così suggerisce il corano.
ps. non ci sarebbe bisogno di alcun test. prendete loro i cellulari e controllate la galleria immagini. sfido a trovare loro un solo ragazzo in mutande e non donne nude.
non scappano da guerre … non morivano di fame …. mò sono pure froci ….
ma … se stuprano donne ?
(magari le sboldre sarebbero MOLTO contente …. amano il BIG BAMBOO )
possiamo CACCIARLI o i loro merdosi avvocati ci diranno che un frocio IN MANCANZA di culi
bianchi cucca pure la figa ?
(l’eloquio volgare IN QUESTO CASO E’ QUASI DOVEROSO …..)
Colpiamo i bongos e chi li difende ! MAO l’ ha insegnato ….
colpirne uno per educarne 100.
negli anni ’70 c’erano i NaziMaoisti …. mai sentiti ?
Oltre che, sbattere fuori questa marmaglia mendace, bisognerebbe radiare dall’albo, e di conseguenza, inibire a vita dall’esercizio della professione questi avvocati. Già, siamo afflitti da questi farabutti che hanno studiato giurisprudenza, che oberano i nostri tribunali con cause ridicole, dove i soli vincitori sono loro, anche nel caso perdano l’istanze, inoltre, la quasi totalità di questi legulei, non hanno il minimo codice deontologico, rispondono solamente alla morale del denaro. Io mi chiedo: ” ma chi paga questi avvocati? non credo i ” poveri ” clandestini, quindi, chi salda le parcelle di questi difensori? Inutile, scagliarsi sempre contro il sistema giuridico, se poi, i nostri giudici oltre la normale amministrazione della delinquenza comune, debbono pure farsi carico delle richieste di questi perdi tempo. Un sistema malato che si auto infligge ulteriori sofferenze, il culmine del masochismo!
pensare che, viste le loro educazioni, se quelli dovessero prendere il controllo della società, i Primi a cadere sarebbero proprio i gay e le femministe. Quando si dice che ci si rovina con le proprie mani…
E gli esercenti scaricano i costi sugli utenti. Ovvio !?