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L’Italia è presa in giro pure dai polacchi

by La Redazione
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varsaviaRoma, 1 dic – In attesa di sapere se due soldati italiani detenuti illegalmente in India rischiano di essere messi a morte o meno, l’Italia si vede presa in giro ancora una volta da una nazione stavolta europea e che per fare la voce grossa non ha neanche lo spauracchio atomico da agitare. Parliamo della Polonia e dell’assurdo caso dei tifosi laziali arrestati in una maxi-retata indiscriminata che non ha precedenti.

 

Attualmente pare siano 22 le persone ancora stato di fermo in attesa del giudizio dopo gli arresti che hanno accompagnato la partita della Lazio con il Legia Varsavia. In tutto erano state fermate 149 persone. Secondo l’ambasciata gli altri 115 italiani bloccati dalla polizia sono già liberi. Molti di loro hanno subito condanne, con la condizionale, che vanno da due a sei mesi di prigione.

 

Ancora mistero sul “casus belli”. Si parla di un presunto lancio di sassi e bottiglie contro la polizia da parte dei supporter biancocelesti. Incidenti che, anche qualora fossero confermati, riguarderebbero una minoranza ben più esigua del numero complessivo dei fermati e non sarebbero certo di entità tale da giustificare una simile “pesca a strascico”, soprattutto considerati gli standard dell’Est Europa. I racconti dei presenti sono da incubo: tifosi ammassati sui marciapiedi al freddo come ergastolani, alcol test e controllo documenti a tappeto, perquisizioni, cani della polizia aizzati contro i fermati…

 

Ma se i polacchi sembrano a quanto pare abituati a metodi polizieschi di un secolo fa, la cosa che dà più fastidio è il ritardo con cui le autorità italiane si sono mosse sulla vicenda, cedendo all’inizio alla interpretazione giornalistica che all’inizio ha liquidato la cosa parlando dei soliti facinorosi violenti andati in giro per l’Europa a gettare discredito sugli italiani brava gente.

 

Poi, dopo che qualcuno ha cominciato a far notare che forse l’accaduto aveva caratteristiche di gravità del tutto indipendenti dalla fede calcistica e dalla stessa considerazione che si possa avere del mondo ultras, con tutta calma le autorità hanno cominciato a muoversi. E alla fine Ignazio Marino è stato costretto a telefonare al ministro degli Esteri, che a sua volta ha incaricato l’ambasciatore italiano in Polonia di adoperarsi presso le autorità locali perché vengano “immediatamente rilasciati” i tifosi laziali ancora in stato di fermo “che non hanno precise responsabilità penali” per gli incidenti.

 

Resta, oltre alla spiacevole disavventura vissuta da 150 italiani, il chiaro messaggio simbolico: siamo i pizzaioli d’Europa e come tali veniamo trattati. Nelle sedi diplomatiche, politiche, giudiziarie, economiche e poliziesche.

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