Il primo problema nasce dalla dinamica dell’imposizione, con i comuni avevano e hanno la facoltà di ritoccare all’insù l’aliquota-base del 4 per mille sulla rendita catastale dell’immobile. Spinti dall’occasione di vedersi rimborsare dal ministero una quota sostanziosa di gettito, non sono stati in pochi ad elevare le aliquote per l’anno in corso. Con il varo del decreto, tuttavia, ecco l’amara sorpresa: da Roma verrà rimborsato solo il 50% della differenza, con il risultato che a dover integrare la parte restante saranno chiamati ancora i cittadini di oltre duemila comuni. Entro il 5 dicembre i consigli comunali hanno però ancora facoltà di decidere il livello dell’addizionale per l’anno in corso. Non è escluso quindi che la platea dei soggetti al pagamento possa ulteriormente estendersi.
Il secondo problema riguarda invece l’annoso nodo delle coperture, secondo il mantra dei vincoli alla spesa e dei saldi di bilancio invariati. Al fine di reperire le risorse necessarie, il governo ha deciso di ricorrere alla via degli acconti d’imposta. Soggetti saranno banche ed assicurazioni, nella misura di un anticipo pari al 130%. La questione nasce con l’anno 2014, quando di fronte all’anticipo ben oltre il 100% si dovranno trovare le risorse supplementari per mantenere la copertura richiesta. Ed ecco che scatteranno, a ennesima clausola di salvaguardia, le sempreverdi accise su gas, energia elettrica e alcolici.
Filippo Burla
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