Secondo Maurizio Romanelli, nel 2015 capo del pool antiterrorismo milanese e oggi al Dna, erano da considerarsi “jihadisti della porta accanto”: addetto alle pulizie in un’azienda il tunisino, e autista in una ditta di distribuzione alimentare il pakistano. Stando però a quanto emerso dalle indagini del pm Enrico Pavone, entrambi erano parte “dell’associazione terroristica più pericolosa e più sanguinaria al mondo” (l’Isis ndr.) e “ancora più pericolosi perché perfettamente integrati”.
Il pakistano arrestato era “ossessionato” dal voler colpire “dei carabinieri” e avrebbe arruolato anche un’altra persona proponendogli di andare nei territori controllati dallo Stato islamico perché “loro ti danno la casa, 500 o 600 euro ma solo perché non sei ancora capace di uccidere”. Oggi in Tribunale i due imputati hanno tentato di difendersi proclamandosi ignari di tutto questo: “non c’entriamo nulla con l’Isis e con il terrorismo”.
Alessandro Della Guglia